«Nessuna pressione per ritrattare»

Processo “Linea d’ombra”: in aula i testi a sostegno della linea difensiva di Barone, direttore del “Pegaso”

PAGANI. Si è riaperto con lo scontro sul presunto inquinamento probatorio il processo “Linea d’ombra”, con nuovi indagati nelle attività di alterazione del processo e un duro botta e risposta tra accusa e difesa. Il fascicolo integrativo depositato dai pm antimafia il 17 luglio scorso, decisivo per bloccare le scarcerazioni degli imputati, resta in primo piano nel dibattimento, nonostante l’argomento assunzioni individuato dai legali per l’udienza. L’iscrizione di altre persone nel registro degli indagati è emersa in aula con la comunicazione del pm al teste Rossella Anaclerico, sentita con un legale. Se quegli atti, come spiegato dal pm Vincenzo Montemurro, corredavano il parere negativo sulle richieste di scarcerazione dei difensori, limitatamente quindi alla fase cautelare, gli stessi atti allo stato sono fuori dal processo.

«Gli indagatori hanno veicolato al tribunale un convincimento attraverso un’informativa altamente suggestiva», ha attaccato l’avvocato Silverio Sica, difensore di Giovanni Barone. La sua replica non ammette incertezze da parte dell’accusa. «La procura deve formalizzare le imputazioni», ha proseguito il penalista, che ha guidato l’interrogatorio dei suoi testi, Rossella, Ornella e Alfonso Anaclerico, tutti commercianti a sostegno della difesa dell’ex direttore commerciale del “Pegaso”, Barone, sentiti sulle pressioni per ritrattare, tutte smentite, e sugli episodi rievocati nell’ordinanza. In modo concorde i tre hanno ribadito la stima e la grande amicizia per l’imputato, ritenuto referente di Gambino nella galleria di negozi del centro commerciale, smentendo l’estorsione legata alla posizione processuale dell’imputato e rievocando, in modi diversi, le tese fasi degli interrogatori.

Al riguardo lo stesso Barone ha spiegato in una dichiarazione spontanea, per l’ennesima volta, la natura amicale dei suoi rapporti con gli Anaclerico, negando ogni minaccia.

La difesa di Gambino ha visto sfilare alcuni dipendenti del “Pegaso”, tra cui Valeria Zito, la figlia del boss paganese, Giovanna Califano e Patrizia Aufiero, tutti sentiti sui colloqui e sui percorsi seguiti per l’assunzione al Conad nel centro commerciale.

In chiusura è arrivata l’ennesima dichiarazione di Gambino, a metà tra il comizio e la confidenza, con ricordi di strane richieste d’intervento e difficili casi familiari, tutto legato al difficile ruolo di sindaco.

Alfonso T.Guerritore

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