SANITA' IN TILT

«Nessun medico di notte al Pronto soccorso Covid»

L’emergenza personale contagia l’assistenza agli infetti: stop dell’Asl a Scafati

SALERNO - L’emergenza del personale nelle strutture ospedaliere della provincia di Salerno adesso crea una sorta di “emergenza nell’emergenza”. Finora, infatti, i tagli e le riorganizzazioni dei reparti delle varie strutture hanno riguardato soltanto le aree “ordinarie”, i reparti che per ferie e mancanza di operatori sono “costretti” a mantenere le loro attività all’essenziale. Adesso, invece, la riorganizzazione riguarda pure le strutture dedicate esclusivamente alla cura del Covid. E la novità più grande di una situazione sempre più difficile arriva da Scafati, dal “Mauro Scarlato”, il presidio dell’Agro trasformato sin dall’esplosione della pandemia in un concreto supporto nella lotta al “mostro invisibile”. Da qualche giorno, però, il Pronto soccorso dell’ospedale di via Passanti funziona in una maniera un po’ particolare: nel turno diurno, quello che va dalle otto del mattino alle venti, non ci sono problemi.

Il servizio resta ordinario, con medici ed infermieri pronti ad accogliere e assistere i pazienti. Il problema, invece, sorge alla sera e di notte: nelle restanti dodici ore del giorno, infatti, non è previsto alcun medico al Pronto soccorso. Saranno i due infermieri di turno ad accogliere i pazienti e sollecitare l’intervento del medico in servizio in quelle ore in uno dei reparti presenti allo “Scarlato” (Pneumologia o Malattie Infettive).

Una sorta di Pronto soccorso Covid a mezzo servizio, dunque. La disposizione è stata presa lo scorso 5 agosto: «La Direzione sanitaria - si legge in una nota firmata dal responsabile del Dea Nocera-Pagani- Scafati, Maurizio D’Ambrosio , comunica il nuovo modello operativo: nei turni diurni (8-20) feriali e festivi il paziente è a carico del personale medico del Pronto soccorso; nell’orario notturno (20-8) il medico referente sarà il medico di guardia nelle unità di degenza e subintensiva». Il protocollo, si legge ancora nel documento, prevede che «il paziente Covid sarà ricevuto ed accettato dagli infermieri di turno al Pronto soccorso i quali provvederanno ad avvisare il dirigente medico in servizio che procederà alla valutazione clinica e del livello di severità per poi procedere al ricovero nel reparto di competenza ». E se il paziente è talmente grave da richiedere un ricovero in Rianimazione? Anche in questi casi - si legge nel provvedimento - «si richiederà l’intervento del Rianimatore di turno».

Insomma, un Pronto soccorso a metà. La cui organizzazione in questa maniera andrà avanti per diverso tempo. Al momento, infatti, è previsto un ritorno al passato «qualora - si legge ancora nel documento - vi fossero condizioni epidemiologiche e assistenziali con un aumento dei contagi tali da rivalutare l’impianto organizzativo ai fini di fronteggiare l’eventuale periodo emergenziale». In pratica la riattivazione “al completo” del Pronto soccorso Covid di Scafati la si potrà avere soltanto con un nuovo boom di casi.

Una situazione “anomala” che sta facendo discutere. E storcere il naso anche ai sindacati. Il segretario aziendale dell’ospedale di Scafati della Cisl Funzione Pubblica, Salvatore Vitulano , e il coordinatore Area Centro Nord del sindacato, Andrea Pastore , hanno inviato una lettera a D’Ambrosio e agli altri referenti dell’Asl per la questione Covid dopo la nuova riorganizzazione in cui viene chiesto un incontro per «confrontarsi sulla materia e valutare i percorsi praticabili». Un incontro molto atteso: stante il crollo dei contagi in provincia di Salerno (ieri sono stati poco più di 600) che consente di alleggerire il carico di lavoro per le strutture dedite alla cura dell’infezione, ha sorpreso molto la decisione dell’Asl di “congelare” una parte dell’assistenza del Pronto soccorso Covid di Scafati, una delle poche aree dell’emergenza- urgenza del territorio provinciale dedicata alla lotta contro il “mostro invisibile”.

(al.mo.)