«Nella Solofrana scarichi senza alcun trattamento»

Il presidente di Legambiente Castel San Giorgio e le acque nere a San Severino «Gli impianti di depurazione non riescono a smaltire i liquidi di 450 concerie»

MERCATO SAN SEVERINO. «Il problema centrale per le acque nere a Mercato San Severino è da collegarsi allo scarico senza trattamenti». L’accusa, in merito alle ultime vicende riguardanti le acque della Solofrana a Mercato San Severino e alla relativa denuncia dell’attivista Michele Buscè, viene dal presidente di Legambiente Castel San Giorgio, Francesco Di Pace. «Il generale Jucci prima di andarsene non permise alla concerie di scaricare effluenti nel depuratore se non fossero passati prima per il piè di fabbrica – ha spiegato Di Pace – diceva che quest’acqua doveva essere smaltita in altro modo e non doveva essere scaricata prima nel depuratore. Tuttavia, adesso c’è un’ordinanza, il decreto del funzionario regionale sull’acqua di spruzzo, che autorizza a scaricare le concerie nel depuratore pur non depurando a piè di fabbrica. Il fatto è che l’impianto di Mercato San Severino non riesce a smaltire gli effluenti inquinati delle 450 concerie di Solofra. La ragione è determinata dal modo diverso di trattare l’acqua. Non hanno acqua a sufficienza a diluire».

Dunque, questa sarebbe la spiegazione, per il presidente Di Pace, dell’acqua nera a Sant’Eustachio. «I problemi sono interamente legati ai due depuratori di Solofra e Costa e alla loro gestione – continua l’attivista – ad anni di connivenza mostruosa tra Solofra e Mercato San Severino. Quest’ultimo Comune, fino a pochi giorni fa, aveva un sindaco che era l’assessore regionale all’ambiente».

Di Pace è sicuro che solo con l’aiuto della procura si possa avviare un’indagine completa sul territorio. «Le tre procure della repubblica devono attivarsi. Nocera, Salerno e Avellino devono prendere provvedimenti. Devono coordinarsi tra loro. Il problema a Solofra si risolve solo in una maniera. Si deve canalizzare verso la città una quantità d’acqua capace di diluire gli effluenti. Come possono esistere 450 concerie? Come possiamo salvarci? Quegli effluenti che scarnificano le pelli sono pieni di inquinanti. L’acqua ha quel colore perché le materie, con cui colorano le pelli, non sono all’avanguardia. Usano prodotti scadenti. A Solofra – ha poi scritto Di Pace – dopo aver avvelenato i pozzi e se stessi, perché gli effluenti avvelenati finivano e finiscono direttamente in falda, niente è cambiato. Questo è il risultato per le cento protezioni di cui godono i padroni delle concerie. Dopo avergli costruito i depuratori coi soldi pubblici, continuano ad avvelenarci».

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