Nella ricetta di Alfano c’è il Ponte sullo Stretto

Il vicepremier: «C’è bisogno di investimenti in servizi e infrastrutture» E Tremonti rispolvera il suo vecchio progetto di creare una banca del Sud

«Il primo pilastro del piano per il sud è la lotta alla criminalità organizzata, il secondo sono infrastrutture e turismo». Tocca ad Angelino Alfano chiudere la prima giornata dell’assemblea nazionale sul Mezzogiorno. È uno dei due ministri presenti assieme a Carlo Calenda, dopo il forfait di Dario Franceschini. E declina la sua ricetta di sviluppo nel solco della “narrazione”, parola chiave del renzismo e indice della sua galoppante “renzizzazione”. «Sono l’unico nel governo ad essere nato sotto Roma – esordisce il titolare degli Interni – e dico che solo ad alcune condizioni avremo una narrazione diversa del sud. O questa terra sconfigge mafia, camorra, ’ndrangheta e sacra corona unita, o non potremo raccontare un sud diverso» (in mattinata anche Ernesto Galli Della Loggia aveva posto l’accento sul ruolo della criminalità organizzata come metastasi capace di inquinare anche il brand Campania). Ma il mantra dell’antimafia non esaurisce il discorso intorno allo sviluppo. Perché «esiste una dinamica tra sicurezza e turismo – sostiene Alfano – L’Italia e il suo Mezzogiorno risultano una metà turistica più sicura dopo gli attentati di Parigi, e soprattutto quello esattamente di un anno fa al Bataclan. Nel Def (Documento di economia e finanza), approvato un mese fa, il turismo in Italia è cresciuto del 10% rispetto al Pil, che cresce dello 0,8%. Un dato che si spiega anche rispetto alla percezione della sicurezza e che può contare sul Sud come motore del rilancio turistico del Paese».

Il ministro degli Interni snocciola cifre e gonfia il petto. Ricorda come, sugli sbarchi dei migranti, «abbiamo salvato l’onore dell’Europa scegliendo la strada giusta, la parte giusta della storia». E in un crescendo approda al «motore dell’edilizia, perché far ripartire l’edilizia sarebbe una misura choc». Siamo al dunque: per il Mezzogiorno serve una maxi colata di calcestruzzo, insomma. E qui Alfano cavalca due suoi cavalli di battaglia: «Il rilancio del sud ha bisogno di servizi e infrastrutture, come l’alta velocità e il ponte sullo Stretto di Messina». Per il Meridione invece Calenda invoca “un new deal”. Il ministro dello sviluppo economico ammonisce: «Il sud non va considerato come una cosa a sé stante dal resto del mondo, come una riserva indiana. Ha bisogno – afferma – di una governance forte, di tanti investimenti e tanta trasparenza nella gestione dei processi, e anche da parte dei politici nello spiegare le difficoltà che ci saranno e che vanno affrontate». Se per Alfano il Mezzogiorno ha bisogno di cemento e infrastrutture e per Calenda di investimenti, un ex ministro sembra indicare la quadra. «Serve una banca per il sud» dice Giulio Tremonti, rievocando il suo progetto nella stagione di governo. Un’idea mai decollata del tutto.«I fondi per il Sud, 9 miliardi in tre anni – dichiara l’ex titolare dell’Economia – sono troppo pochi, e il Sud è l’unica regione d’Europa de-bancarizzata. Il mio progetto doveva servire a finanziare le piccole imprese». Sarà per un’altra volta.

Gianmaria Roberti

©RIPRODUZIONE RISERVATA