Nella città del cemento è scontro per un piccolo fazzoletto di terra 

Battipaglia: Luciana Riggio, proprietaria di un’area al rione Turco, presenta un nuovo ricorso al Tar I giudici: la signora ha torto, aveva la disponibilità dei suoli. Il danno è solo su 264 metri quadrati

BATTIPAGLIA. Quattro anni in attesa di un foglio di carta. A Palazzo di Città, l’eternità non passa aspettando Godot: l’agognato provvedimento è un semplice documento di formale restituzione. In ballo non ci sono grosse distese di suolo: il tempo si è fermato su un piccolo fazzoletto di terra che s’estende per 264 metri quadrati.
Il caso. Di mezzo ci sono 1.385 giorni: tanti sono i dì trascorsi dal 27 gennaio del 2015, giorno in cui i giudici della sezione salernitana del Tar, il Tribunale amministrativo regionale della Campania, hanno depositato la sentenza sul caso Riggio. Luciana Riggio è la proprietaria di un fondo di 4.118 metri quadrati al rione Turco, accanto alla vecchia scuola di quartiere. Quei terreni, al termine degli anni Novanta, finiscono nel mirino dell’amministrazione comunale, che vorrebbe realizzarci una strada, come previsto dal Piano regolatore. I lavori, però, vengono subito sospesi e bloccati in via definitiva dal Tar.
Sentenza vana. La strada finisce nel pantano della giustizia amministrativa. Su Palazzo di Città piovono ricorsi, e gran parte delle sentenze sono sfavorevoli. Elemento che indurrà l’Ente a rinunciare alla via. La Riggio, nel frattempo, si rivolge al Tar, invocando un risarcimento comunale: la controparte pubblica, però, riesce a dimostrare che 3.854 dei 4.118 metri quadrati sarebbero rimasti sempre nella disponibilità del privato, e le toghe di Largo San Tommaso accolgono le obiezioni municipali, condannano l’Ente al risarcimento dei danni subiti dalla Riggio soltanto per quanto riguarda i restanti 264 metri quadrati.
Nuova battaglia. Il privato ha proposto appello al Consiglio di Stato per vedersi riconosciuto il diritto al risarcimento pure per le altre metrature, ma per la particella di 264 metri quadrati, per la quale sarebbe bastato un documento di formale restituzione, ormai sono trascorsi invano quasi quattro anni. E così, nelle scorse settimane, la Riggio ha presentato un nuovo ricorso al Tar, scritto dall’avvocato Marcello Fortunato. «Ordinate al Comune di eseguire la sentenza, disponendo, in caso di ulteriore inottemperanza, la nomina di un commissario “ad acta” e fissando una somma di denaro che tenga conto di ogni giorno di ritardo». Il Municipio rischia di dover ripagare quei suoli a peso d’oro.
Il recinto. L’avvocato Ferdinando Belmonte, ritualmente evocato in giudizio, si è costituito martedì e sabato lo ha fatto anche il Comune. L’avvocato dell’Ente, il dirigente Giuseppe Lullo, agita le comunicazioni che la Riggio presentò al Comune nel 2008: atti che provano l’avvenuta realizzazione di una recinzione a margine degli altri suoli. «Nessun danno - scrive Lullo - è stato causato alla ricorrente dalla mancata riconsegna formale dei 264 metri quadrati, un’area utilizzabile dalla ricorrente, accessibile esclusivamente dalla particella recintata di sua proprietà». Per l’Ente, la richiesta di risarcimento è inammissibile: ci vorrebbe il documento di formale restituzione, quello atteso da 4 anni.
L’esposto. Nel frattempo un l’ex vigile Franco Magliano, ha presentato un esposto al dirigente tecnico, Carmine Salerno: sullo sfondo, infatti, c’è un’altra vicenda giudiziaria che vede l’Ente inadempiente. La Riggio, infatti, vorrebbe costruire sugli altri suoli di sua proprietà, ma all’istanza del 2013 il Comune non ha mai dato risposta. Da quasi due anni il Tar ha ordinato all’Ente di concludere il procedimento, ma invano. «La volumetria delle aree perimetrate, destinate per gran parte a standard urbanistici nel Piano regolatore, è pari a zero, e quindi si chiede al Comune di rigettare l’istanza».
Carmine Landi
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