«Nell’archivio di Scarano i soldi allo Ior»

Una deposizione rivela agli inquirenti l’esistenza di una contabilità segreta sui versamenti di denaro alla banca Vaticana

Un archivio segreto, dove monsignor Nunzio Scarano avrebbe annotato tutta la contabilità dei flussi di denaro arrivati, tramite lui, sui conti criptati dello Ior. A rivelarne l’esistenza è una delle deposizioni raccolte dai magistrati, quella dell’imprenditore romano Massimiliano Marcianò, persona di fiducia del prelato, che agli inquirenti ha pure parlato di lingotti d’oro scaricati davanti al Vaticano. È questo dossier che la Procura di Roma adesso sta cercando, e del quale è stato chiesto conto al religioso salernitano nell’interrogatorio di lunedì scorso. Scarano nega l’esistenza di quelle carte, e sarebbe anche per questo che i magistrati continuano a opporsi alla sua scarcerazione, temendo che il monsignore possa utilizzare i suoi contatti nell’alta finanza e nelle gerarchie ecclesiastiche per cancellare le tracce di quella contabilità con nuove operazioni. Tanto più che gli accertamenti hanno riscontrato che l’Apsa, dove il sacerdote era addetto contabile, non è solo l’organismo che amministra l’intero patrimonio della Santa Sede ma la vera banca centrale vaticana, più operativa dello stesso Ior. Agli inquirenti il sacerdote ha assicurato di non essere lui l’uomo chiave né del tentato rientro di capitali dall’estero né di altri meccanismi illeciti. Assistito dagli avvocato Silverio Sica e Francesco Caroleo Grimaldi, ha parlato di procedure poco chiare attuate all’Apsa e ha affermato di aver segnalato lui stesso presunte irregolarità al cardinale Tarcisio Bertone. I magistrati non gli hanno creduto. Continuano a pensare che il monsignore salernitano sappia molte più cose di quelle che dice, anche in virtù di una disponibilità economica rivelatasi enorme e dinanzi alla quale poco regge la tesi di donazioni ed eredità. Di certo c’è che il giro d’affari su cui la magistratura sta tentando di mettere le mani riguarda livelli altissimi del panorama finanziario. Lo stesso Scarano avrebbe parlato di contatti dell’Apsa con il gruppo Nattino, al vertice della banca Finnat Euramerica che rivolge le proprie attività solo a clienti con un patrimonio superiore ai 500mila euro.

In questi scenario da alta finanza rientrerebbero i due furgoni carichi di lingotti d’oro che Marcianò dichiara di aver visto scaricare davanti al Vaticano mentre era con Scarano: «Gli ho chiesto spiegazioni, ho detto “ma voi abitualmente fate queste cose?”. Lui non ha risposto». Queste e altre dichiarazioni sono ora al vaglio dei magistrati, come quella sui rapporti del monsignore con un importante imprenditore di Salerno, che lo avrebbe ospitato più di una volta sulla sua barca. Una cordialità che c’era anche con gli armatori Paolo, Cesare e Maurizio D’Amico, a cui apparterebbero i 20 milioni che l’anno scorso avrebbero dovuto viaggiare dalla Svizzera all’Italia a bordo di un aereo privato noleggiato dall’agente segreto Giovani Zito. Gli imprenditori negano, ma è lo stesso Scarano ad attribuire a loro la titolarità del denaro e a confermare di ricevere dai D’Amico versamenti mensili da 20mila euro, catalogati sotto la voce offerte. C’è poi il “compenso” di cui parla al telefono con Marcianò: «Io credo che se va in porto la cosa, conoscendo Cesare Paolo, credo che mi liquidano per la casa ma non sarà più come aveva detto Cesare. Ma io dirò: guardate che io le case le ho trovate, il mutuo non lo posso mettere...Non me lo posso permettere, una casa di 120/130 metri quadri non mi costa meno di 1 milione e 6 o 7 considerando il garage e il resto. Quindi abbiate bontà visto che è stato fatto questo, questo, questo e quello. Non è che uno voglia essere pagato e ripagato...tutto fatto con grande silenzio e dignità e soprattutto per non mettervi in situazioni anomale e per difendere la vostra dignità».

Per oggi è attesa la decisione del Riesame sulle istanze di scarcerazione presentate da Scarano, da Zito e dal broker Giovanni Carenzio, che questa mattina, accompagnato dall’avvocato Elio D’Aquino, renderà dichiarazioni al magistrato.

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