Nel porto altri trenta milioni dei privati

Investitori pronti a fare la loro parte per rilanciare lo scalo: le assicurazioni fornite al nuovo presidente in visita a Salerno

Usa il bastone e la carota il presidente di Assotutela, Agostino Gallozzi. Perché loda, non a caso nel giorno della visita del manager al porto di Salerno, il presidente dell’Autorità di sistema del Mar Tirreno centrale, Pietro Spirito «col quale abbiamo iniziato a interloquire proficuamente, cercando di trasferire l’esatta descrizione della realtà effettiva della comunità portuale salernitana in tutte le sue componenti». Ma, subito dopo, svestiti i panni buonisti, Gallozzi indossa l’elmetto da guerra e spara a zero contro i politici locali, per come hanno gestito la vicenda porto: «Abbiamo dovuto prendere atto – evidenzia Gallozzi – che la politica locale non ha saputo tutelare l’autonomia gestionale del nostro porto, ma certamente imprese e lavoratori non si sono arresi di fronte al rischio di perdere competitività. Non siamo un porticciolo qualsiasi: movimentiamo ogni anno 13 milioni di tonnellate di merci grazie a due fondamentali specializzazioni, se così possiamo definirle: la multifunzionalità e la capacità di utilizzare ogni centimetro quadrato delle nostre banchine. Non per caso risultiamo tra i primi scali d'Europa per indice di movimentazione».

Nel mirino, dunque, c’è la classe politica che non è riuscita a difendere gli interessi della prima impresa salernitana, che a tutt’oggi ha pronti ulteriori 30 milioni di euro privati da investire nel prossimo biennio, a patto che vengano portate a termini le opere già finanziate, come il dragaggio dei fondali, l’allargamento delle imboccatura e le gallerie di Porta Ovest. «A queste accelerazioni degli interventi già da anni programmati – spiega Gallozzi – è legata la redditività degli investimenti che i privati sono pronti a fare nel porto di Salerno: circa 30 milioni di euro nel prossimo biennio che si aggiungono agli altri 50 milioni di euro realizzati nello scorso decennio. Soldi privati che meritano l’attenzione della parte pubblica chiamata semplicemente a svolgere il proprio ruolo, non altro». «È in questo contesto – aggiunge l'imprenditore – che dovranno inserirsi gli interventi relativi alla retroportualità, peraltro parzialmente già realizzati dalle nostre imprese in aree funzionali al loro modello di business, e tutta la progettualità derivante dall'istituzione della Zona economia speciale: una grande opportunità che dovrà essere colta mettendo in condizione le imprese di usufruire in tempi utili della fiscalità di vantaggio insita in questi strumenti che altrove hanno fatto la fortuna di aree particolarmente depresse come l'Europa dell’Est».

Concetti quest’ultimi molto cari anche a Spirito col quale, oramai, sembra essere nato un feeling. Perché, messi da parte i preconcetti e i timori che l’accorpamento potesse avere, come effetto immediato e diretto, il depotenziamento dello scalo salernitano, a tutto vantaggio di quello partenopeo, presidente dell’Authority e imprenditori stanno cooperando proficuamente, in un clima di collaborazione. Prova ne è che Spirito quotidianamente, come conferma lui stesso, s’informa sul decreto dell’autonomia gestionale. «Ogni giorno chiedo – sottolinea – ma non ottengo risposta. Siamo sempre in attesa di questo decreto che tarda ad arrivare, non si sa per quale ragione. La sostanza però la conosciamo: è una moratoria che consente a Salerno un’autonomia gestionale e finanziaria per il 2017. Dopo di che prima arriva e meglio è, in quanto l'incertezza fa male a tutti».

In attesa di buone nuove si va avanti nell’interesse di tutti, in quanto, chiarisce Spirito «si deve avere una visione d’insieme di tutti e tre i porti» in modo tale da «valutare tutte le opportunità di sviluppo di un sistema che può essere capace di aggredire traffici nuovi». E, soprattutto, non ripetere gli errori del passato, quanto i porti campani erano in competizione tra di loro. «Noi francamente – precisa Spirito – dobbiamo giocare una competizione su scala mediterranea e internazionale. Il tema è come riuscire assieme a garantire spazi di sviluppo per tutti i porti. Spazi che ci sono, se siamo bravi a lavorare con gli operatori».

Salerno, oltre a completare le opere in cantiere deve spingere sull’acceleratore per le aree retroportuali «in quanto il porto – ripete Spirito – ha spazi geograficamente limitati e, quindi, per garantire allo scalo uno sviluppo bisogna che ci sia un sistema retro portuale efficace ed efficiente in modo che possa accogliere più traffico e gestirlo in spazi adeguati allo sviluppo futuro». Per raggiungere l’obiettivo Spirito chiede la collaborazione, oltre che degli operatori, anche di Comune e Regione, partendo, però, da un preciso presupposto: «La retroportualità – conclude Spirito – per funzionare deve essere economica, cioè deve poter garantire meno rotture di carico e maggiore vicinanza al porto. Quindi vedremo sulla base degli strumenti di programmazione esistenti, della convenienza economica quale potrà essere la risposta giusta».

Gaetano de Stefano

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