L'INCHIESTA

Nel pc dei Ridosso i voti per Aliberti

Le immagini di schede e tessere elettorali depositate al Riesame che deve decidere sull’arresto del sindaco di Scafati

SCAFATI. Due tessere elettorali e sei schede già votate, fotografate nei seggi delle amministrative 2013 con le preferenze per la coalizione di Aliberti. La Direzione distrettuale antimafia le avrebbe trovate in computer e telefono cellulare di Andrea Ridosso e ieri mattina il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro ne ha depositato gli estratti all’udienza del Tribunale del Riesame, a conferma di quella ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso per la quale chiede l’arresto del sindaco Pasquale Aliberti, del fratello Nello e di Luigi e Gennaro Ridosso, rispettivamente fratello e cugino di Andrea. La consulenza tecnica sulle foto è la nuova carta che la Procura cala sul tavolo dei giudici per provare quell’accordo tra clan e politici che avrebbe previsto da un lato l’apporto di voti e dal lato la “ricompensa” in appalti. Un accordo confermato dalle ultime rivelazioni di Romolo Ridosso (padre di Gennaro), che gli inquirenti hanno depositato agli atti del Riesame insieme ad altri interrogatori e a una memoria in cui parlano di «palesi infiltrazioni della locale criminalità organizzata» e di «grave e persistente condizionamento» subìto «da ogni azione della pubblica amministrazione di Scafati».

La documentazione integrativa serve a chiedere al Riesame di ribaltare la decisione del giudice delle indagini preliminari Donatella Mancini, che in estate ha rigettato la richiesta di arresto ravvisando solo una “corruzione elettorale” e non uno scambio con la camorra. I giudici (presidente Gaetano Sgroia, a latere Giovanni Rulli e Dolores Zarone) decideranno nella prossima settimana. Ieri mattina accusa e difesa hanno giocato le loro ultime carte e i quattro indagati hanno tutti reso dichiarazioni spontanee. Erano da poco le passate le 9.30 quando il sindaco Aliberti ha varcato in abito grigio la soglia dell’aula, accennando un sorriso. Ne è uscito tre ore dopo, con il volto tirato, affidando ogni commento a una dichiarazione diramata nel pomeriggio dall’ufficio stampa del Comune: «Grazie per la vicinanza di queste ore e in questi anni di chi mi ha sempre sostenuto. Sicuro di aver sempre avuto comportamenti lineari e lontanissimi da ogni dinamica criminale, continuo ad avere fiducia nella magistratura che dovrà giudicarci». Di lontananza dai clan aveva detto anche ai giudici, definendo le dichiarazioni dei “pentiti” contradditorie e dettate da malanimo. «Siamo fiduciosi – ha commentato l’avvocato Antonio D’Amaro – spero siamo riusciti a dimostrare i limiti del quadro indiziario prospettato dagli inquirenti, oltre la totale insussistenza delle esigenze cautelari». Anche i Ridosso, difesi da Michele Sarno e Pierluigi Spadafora, hanno provato a difendersi. E ora si attende per la prossima settimana la pronuncia dei giudici. (c.d.m.)

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