ALLARME ISIS

Nel cellulare i segreti del “comandante” dei jihadisti

Gli agenti della Digos verificano i contatti del 29enne marocchino arrestato a Battipaglia. Pronti gli atti per l’estradizione

BATTIPAGLIA - Un abile simulatore o uno dei tanti foreign fighter che ha trovato riparato all’estero dopo il fallimento del progetto dello stato islamico dell’Isis? Solo le analisi dei tabulati telefonici estrapolati dal cellulare sequestrato a Afia Abderrahman, 29 anni, marocchino illegalmente presente in Italia, arrestato venerdì scorso a Lido Lago di Battipaglia, potranno dire agli inquirenti se ha ancora oggi un ruolo nella jihad. Al di là dell’arresto e della prossima estradizione in Marocco, dove era ricercato, è importante comprendere chi sia realmente Afia Abderrahman. A Battipaglia lo ricordano come una persona umile, schivo, che non beveva, non dava fastidio, si arrangiava a fare qualsiasi lavoro in agricoltura o il parcheggiatore, che dormiva sulla spiaggia. Un quadro che sembra più consono a quello di un giovane combattente, partito come altri dai paesi islamici in nome idea radicalizzata dell’Islam, e poi emigrato all’estero. Il provvedimento della procura generale del Marocco, invece, lo inquadra all’iterno di un’associazione per delinquere finalizzata alla preparazione ed alla commissione di atti di terrorismo, detenzione illegale di armi da fuoco, attività collettiva che avevava come fine quello di attentare all’ordine pubblico e raccogliere fondi per il finanziamento di atti di terrorismo. L’uomo arrestato a Battipaglia sarebbe un comandante di un gruppo aderente prima di Al Nusra, gruppo terrorista legato Al Qaeda, e poi passato con lo stato Islamico, come accaduto per molti tra il 2011 e il 2013. Un capo militare, insomma che ha combattuto tra la Siria ed Iraq. Se fossero riscontrate le accuse a suo carico, Afia sarebbe un abile simulatore capace di confondersi per anni tra i suoi connazionali in Italia e in particolar modo nella Piana del Sele.

Salvatore De Napoli

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