Nel calice spunta Tempere l’Aglianico del dio Bacco

A Sant’Arsenio la tradizione di famiglia iniziata a fine ’800 diventa impresa

di Barbara Cangiano

Alla divinità che «ha donato ai mortali il vino che fa cessare gli affanni» (“Le Baccanti” di Euripide) è dedicato Tempere, un Aglianico in purezza che porta la firma dell’azienda vitivinicola . Pica di Sant’Arsenio. Su uno sfondo dorato che rimanda a un’epoca magica, i riccioli ed il profilo di Bacco, figli della creatività di Paola Princivalli Conte, invitano a stappare e a far scorrere nel calice le uve vinificate in fermentini d’acciaio a temperatura controllata, prima di affinarsi in botte di rovere per un periodo che oscilla tra i 24 ed i 36 mesi.

Da solo un anno l’azienda ospitata sulle colline del Parco Nazionale del Cilento, a ridosso della catena degli Alburni, fa parte del circuito dell’Enoteca provinciale. Ma il rapporto dei fratelli Giuseppe (nella foto) ed Arsenio Pica con le viti è un fatto quasi ancestrale. «Nostro nonno era commerciante e produttore di vini già alla fine del 1800 - spiega Giuseppe - Anche per questo abbiamo voluto riportare alla memoria la sua passione ed il suo lavoro». La tradizione di famiglia fu poi abbandonata. Giuseppe si dedicò agli studi per diventare geometra, Arsenio optò per la professione di commercialista. Sedici anni fa, la svolta. «Nel 1997, dopo la morte di nostro padre - continua Giuseppe - ci siamo chiesti se i nostri terreni potessero produrre un vino che racchiudesse la forza, la personalità, il coraggio e le essenze più profonde di quel territorio dell’ultima Campania. Noi ne eravamo convinti, ma bisognava provare». I fratelli Pica hanno dunque deciso di operare una scelta coraggiosa e radicale, affidandosi all’esperienza dell’enologo Carmine Valentino con l’obiettivo di dedicare due ettari e mezzo dei complessivi cinque di proprietà all’impianto dell’Aglianico.

«Sulla scelta del vitigno non abbiamo avuto dubbi»: perché è il figlio dell’antico Hellenico importato dai greci, che ha caratterizzato da sempre la nostra terra. E’ il 2004 quando Tempere vede la luce, conquistando fin dall’inizio i palati degli enoappassionati. Cinque anni più tardi, nel 2009, arriva l’imprimatur dell’Igt, accolto con ancora maggiore soddisfazione in considerazione del fatto che «nel giro di trenta chilometri intorno a noi non ci sono produttori vitinicoli». La zona, spiegano, è infatti contrassegnata da un forte tasso di umidità che rende ancora più duro il lavoro in vigna: un particolare che ha spinto molti ad abbandonare i grappoli al loro destino. Ma la sfida ha dato i suoi frutti ed oggi l’azienda produce cinquemila bottiglie l’anno, che viaggiano su e giù per l’Italia e che di qui a breve potrebbero trovare uno spazio anche sul mercato americano. La scelta del nome non è casuale: Tempe è infatti una località di Sant’Arsenio dove in passato gli abitanti della zona usavano coltivare le vigne per produrre vino per uso domestico.

«Ci è sembrato giusto legare la nostra etichetta al rispetto di un territorio che si è rivelato generoso nei nostri confronti», continua Giuseppe. Anche per questo, «ci stiamo attrezzando per accogliere in azienda i visitatori che sono curiosi di saperne di più e che hanno magari il desiderio di partecipare ad una vendemmia». Ma la “chicca” del wine tour è senza dubbio la cantina, antichissima ed in pietra, da sempre deputata a coccolare le bottiglie e a mantenerne ideale la temperatura. Il sistema di allevamento scelto è quello del controspalliera-guyot, con una densità di impianti di 3500 ceppi per ettari. Il suolo dal medio impasto argilloso calcareo regala ai grappoli un sapore unico a metà tra il Taurasi ed il Vulture, come a metà strada tra le due grandi realtà vitinicole è ubicata la proprietà della famiglia Pica, la cui tradizione antica è ripresa nel logo riportato in etichetta: uno stemma araldico su cui sono raffigurate due gazze. Una curiosità: il nome latino dell’uccello è, guarda caso, pica pica.

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