L’INTERVISTA

Nardis: «Ravello è inno alla cultura»

Il tenore si esibirà stasera eseguendo brani di Schubert e Wagner

SALERNO. Nel cassetto una laurea in greco antico conseguita coi diplomi di pianoforte, canto e musica vocale da camera nei conservatori di Roma, Napoli e Firenze. Dedito al repertorio liederistico, di cui è riconosciuto tra gli interpreti italiani di riferimento, ha eseguito più di 70 volte il ciclo schubertiano della Winterreise, talvolta nella doppia veste di pianista e cantante. È il tenore Marcello Nardis che, con la pianista Laura De Fusco, si esibirà stasera alle 21.30 nell’auditorium di Ravello, eseguendo il Schwanengesang di Schubert ed i Wesendonck Lieder di Wagner.

Lei vanta una lunga esperienza nel mondo dei Lieder. Come è nata la sua passione?

«Da pianista. Mi è capitato di accompagnare dei cantanti e suggerire loro soluzioni a “problemi” che io affrontavo vocalmente con naturalezza. Da lì il passo è stato breve. È una dimensione, quella del Lied, che mi è congeniale. Nel repertorio liederistico non si pensa ad un personaggio o a note da raggiungere: la preoccupazione è creare un dialogo tra la voce e il pianoforte, per fare musica insieme».

A Ravello interpreterà Lieder di Schubert e Wagner. In cosa si differenziano i due compositori?

«Sono mondi differenti. Schubert è il Lied, Wagner il teatro del futuro. Con Schubert il Lied come forma musicale diventa archetipo, senza Wagner non ci sarebbe stato il Novecento. In questo concerto sono ravvicinati sul terreno comune del Lied. Cantare Schubert fa bene all’anima. Interpretare Wagner è vivere una intensità che trascende l’espressione vocale».

In Italia l’universo Lieder non è molto seguito. Perché?

«Vero in parte. Dal mio punto di vista i Lieder attendono ancora di diventare dei classici».

Già stato a Ravello?

«Sì ed è sempre una gioia tornarvi. Ravello e il suo festival sono un inno alla cultura».

Le tappe della sua formazione musicale?

« Il diploma di pianoforte e gli studi di composizione. Poi i corsi a Weimar, Salisburgo, Oxford e gli incontri fortunatissimi con Peter Schreier, Norman Shetler, Riccardo Muti, Aldo Ciccolini, Bruno Canino e Antonio Ballista».

I suoi progetti futuri?

«Il Festival wagneriano di Bayreuth, un disco con Paul Badura-Skoda e il ritorno alla Carnegie di New York con Bruno Canino».

Alfonsina Caputano