«Narcotraffico dall’Olanda grazie agli insospettabili» 

Le accuse del collaboratore di giustizia Fattoruso raccontate ai pm antimafia Al centro la cosca dei Vangone-Gallo-Limelli: la “centrale” aTorre Annunziata 

La droga a Scafati arriva dall’Olanda. A spiegarlo è stato il collaboratore di giustizia Massimo Fattoruso nelle dichiarazioni rese alla Procura Antimafia. “Spalluzzella”. «Gli Aquino-Annunziata oggi non fanno droga come accadeva una volta, con l’Olanda. Perché oggi con l’Olanda la fanno altri e quindi si riforniscono altrove… E a noi la piazza di Scafati interessava solo per lo smercio di droga», ha detto ai pm della Dda salernitana.
Nonostante la sua permanenza in carcere per un decennio, l’ex gestore del Roxy Bar ha tracciato una mappa aggiornata su chi gestisce oggi il traffico sul territorio comunale. E qui nel mirino finisce la cosca dei Vangone-Gallo-Limelli. «La porta un referente di Peppe ‘o pazz che ha rapporti con l’Olanda dove il suo referente è un italiano. Però non sono solo loro a rifornire la piazza, ci stanno pure gli Aquino-Annunziata. Non so il cognome ma so che si chiama Raffaele di Torre Annunziata, parente di uno che tiene un locale a Scafati che stava con noi prima che venissi arrestato: ha trattato droga per 5, massimo 6 chili per volta. Lui ha sempre fatto droga e viaggi per conto suo, solo che all’epoca quando il nostro gruppo era predominante lui non poteva vendere droga a Scafati. Questo Raffaele, di cui non conosco il cognome, ce la portava fino a casa in via Nappi. Veniva e noi gli davamo i soldi, la casa, una villetta, ora che ricordo era di sua proprietà. Gli pagavamo l’affitto, 650 euro al mese. Noi la trovammo perché questo che faceva droga si appoggiò a una immobiliare di un suo amico. Dove si trovava l’agenzia? Andando da Scafati a Boscoreale».
Un giro d’affari attento per non destare il sospetto degli investigatori. Per Fattoruso, infatti, nulla viene lasciato al caso. «Raffaele inizialmente veniva da solo, poi si faceva accompagnare da un amico. Potrei riconoscerlo in foto ma ci lasciò il numero di telefono. Noi avevamo un numero di telefono che usavamo esclusivamente per i contatti». Nessuna chiamata, solo vecchi messaggi di testo e nessuna chat whatsapp. «Sì, bastava che mandavamo un messaggio: “ciao bello” e lui rispondeva “domani alle 10 ci andiamo a prendere un caffè”. E con lui abbiamo fatto 6/7 lavori di 5-6 chili per volta. Ma quando sono uscito non ho avuto più rapporti».
Una geografia cambiata dal 2014, quando “Spalluzzella” è tornato libero, ma che non ha faticato a comprendere subito. «Non sapevo più come funzionava e siccome era successo quella cosa a mio fratello (ucciso nel 2014) inizio a frequentare e a confidarmi con Giovanni Langella, “’o paglietta”. Per me era come un fratello. Facemmo questa unione perché lui faceva già parte degli Aquino-Annunziata, molti dei quali al Penniniello fanno ancora la droga a Torre Annunziata. A Scafati fanno poco o niente, tranne gli storici clienti».
Domenico Gramazio
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