IL FATTO

Napoli, prendevano vitalizio per vittime di camorra ma erano parenti di affiliati

Sussidio percepito indebitamente per 15 anni: sequestro per 166mila euro

NAPOLI - Moglie e suocera di un affiliato al clan camorristico Gionta di Torre Annunziata hanno percepito indebitamente per 15 anni il vitalizio previsto per i familiari delle vittime della criminalità organizzata. Nei loro confronti i finanzieri del Comando provinciale di Napoli hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso d'urgenza dalla Procura di Torre Annunziata, di beni del valore di oltre 166mila euro. La vicenda trae origine dalla cosiddetta strage di Sant'Alessandro, avvenuta il 26 agosto 1984 quando un "gruppo di fuoco" della criminalità organizzata, a bordo di un autobus turistico, davanti al circolo dei pescatori a Torre Annunziata, nel Quadrilatero delle carceri, aprì il fuoco uccidendo 8 persone e ferendone altre 7.

Diciotto anni dopo, nel febbraio 2002, la moglie e la figlia di una delle vittime della strage, A.F., hanno ottenuto dal Ministero dell'Interno un assegno vitalizio in qualità di familiari delle vittime della camorra. Il beneficio economico era però incompatibile con il fatto che la figlia della vittima dell'agguato, nel 1999, si era sposata con un esponente del clan Gionta, I.P., detenuto dal 18 gennaio 2017 nel carcere di Secondigliano per i reati di associazione mafiosa, rapina ed estorsione, nonché condannato con sentenza definitiva per traffico e detenzione di stupefacenti e trasferimento fraudolento di valori. Il matrimonio era stato taciuto dalla donna per poter continuare a beneficiare del vitalizio.

Nel 2009 la Prefettura aveva richiesto alle due donne di aggiornare le informazioni sulla loro situazione familiare, al fine di poter verificare la loro estraneità ad ambienti criminali, requisito previsto dalla legge per poter beneficiare del vitalizio. Le due beneficiarie hanno però omesso di rispondere simulando una separazione consensuale tra i coniugi, omologata il 18 maggio 2010 dal Tribunale di Torre Annunziata. Le indagini hanno consentito di accertare il carattere fittizio della separazione tra i coniugi, verificando che, successivamente alla separazione, nel 2017, la coppia aveva avuto un'altra figlia e che la moglie, talvolta insieme alla suocera, aveva continuato ad effettuare i colloqui con il marito nel carcere di Secondigliano, dove è tuttora ristretto. L'importo del vitalizio indebitamente percepito dalle due donne sino alla data odierna è pari a 166.174,84 euro. Il sequestro da parte delle Fiamme Gialle, che stanno passando al vaglio le movimentazioni bancarie e finanziarie delle due donne, è stato reso possibile anche grazie alla stretta collaborazione con la Prefettura di Napoli.