Napoli, de Magistris resta in sella

Dopo il Tar pure il tribunale ordinario invia le norme della Severino alla Consulta

SALERNO. Dopo il Tar anche il tribunale ordinario rimette in sella il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Dopo la discussione di venerdì scorso la prima sezione del tribunale civile di Napoli ieri mattina si è pronunciata accogliendo il ricorso presentato dai legali del primo cittadino partenopeo con il quale si chiedeva di sospendere la sospensione dalla carica firmata il primo ottobre scorso dall’allora prefetto Francesco Antonio Musolino. Sospensione che durò appena un mese: il 30 ottobre i giudici del tribunale amministrativo rimisero in sella de Magistris ed inviarono gli atti alla Corte Costituzionale che dovrebbe pronunciarsi in autunno sui contenuti della legge Severino. Nel frattempo, però, la Cassazione ha stabilito che la competenza in materia di legge Severino era del tribunale ordinario e de Magistris ha presentato un nuovo ricorso che è stato accolto in considerazione dell’«interesse pubblico sotteso», essendo pendente un ricorso di legittimità della legge Severino. Nel frattempo potrà esercitare appieno le sue funzioni «fino alla decisione della Corte sulla questione di legittimità costituzionale». La data fissata per la discussione del merito è il 23 ottobre prossimo. Ma i legali delle associazioni di cittadini, che si sono costituiti ad opponendum, sono pronte ad impugnare la sentenza in Cassazione.

Per de Magistris, al contrario, con la sentenza del tribunale civile «abbiamo fatto giurisprudenza. Oggi – ha detto il reintegrato primo cittadino - possiamo tirare un sospiro di sollievo, legalità e giustizia siano due termini che vadano sempre più insieme». Ma dal sindaco di Napoli arriva un avvertimento al suo ex collega, oggi presidente della Regione, Vincenzo De Luca con il quale, dopo un primo idillio iniziale, si è ritornati ad un quasi gelo. «Questa sentenza – ha commentato con i giortnalisti – vale solo per de Magistris. La mia vicenda è diverse da altre. Ogni storia è una storia a sè. Il contesto, la tipologia, i contenuti sono completamente diverse. Un provvedimento di questo può essere utile anche ad altri, per questo ho detto che stiamo facendo giurisprudenza». Ogni riferimento al neo presidente della Regione, Vincenzo De Luca, non è puramente casuale. Parole che però non sembrano stroncare l’entusiasmo di qualche consigliere regionale in quota centrosinistra. Come il sindaco di Novi Velia, Maria Ricchiuti, eletta nella lista dell’Udc. Per la giovane avvocatessa cilentana. «È una buona notizia per noi che vogliamo lavorare con impegno al rilancio della Regione perché – ha scritto su Facebook – segna un punto fermo anche nella vicenda De Luca. Ne prendano serenamente atto – ha proseguito rivolgendosi alle opposizioni – quanti con cavilli e tardivi sussulti di pseudo-legalità cercano invano di sovvertire la sovranità popolare». Anche molti componenti della segreteria provinciale del partito hanno postato sui propri profili articoli e commenti alla sentenza del tribunale di Napoli. Insomma, almeno a Salerno, si è già convinti di avere la vittoria in tasca. L’unica certezza allo stato attuale sembra essere però una soltanto: la legge Severino va cambiata. Almeno in alcune parti. Ne è convinto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, secondo cui la sentenza di ieri «è l’ennesima prova che un pezzo della legge non funziona. Non dico – ha spiegato da Bruxelles - che non funzioni nel suo insieme, perché stiamo contrastando più efficacemente la corruzione, ma per quanto riguarda i regimi di sospensione non funziona». La proposta del Guardasigilli è quella di «correggere dei pezzi. Per esempio – ha ipotizzato - portando dal primo grado all’appello il grado al quale arriva la sospensione».

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