LA STORIA

Napoli, costretta a subire violenze e umiliazioni: salvata dalla Polizia

Il marito è stato condotto in carcere per maltrattamenti in famiglia

NAPOLI - Non le permetteva di vedere nessuno, le aveva sottratto le chiavi di casa e il telefono cellulare, costringendola a mantenere il silenzio dietro minacce. Una vita fatta di soprusi e di umiliazioni al punto che alla donna non era neanche permesso di sedersi a tavola perché "non ne era all'altezza", limitandosi soltanto a servire il compagno.

E' la storia di una donna di 40 anni della zona di Porta Capuana a Napoli. Angela (nome di fantasia), deve la sua vita a una telefonata anonima fatta alla polizia. L'arrivo degli agenti, infatti, ha impedito che il convivente, un pregiudicato 45enne, l'uccidesse perché armato di martello e coltello. La donna, madre di cinque figli (tre femmine e due maschietti più piccoli) di età compresa tra gli otto e i 16 anni, frutto di due matrimoni precedenti, quando ha sentito bussare al campanello i poliziotti, ha aperto uno spiraglio di porta, riferendo loro di andar via perché non era successo nulla, nonostante i segni delle percosse e dei maltrattamenti erano ben visibili sul suo volto e sul suo corpo.

Gli agenti, uditi distintamente i suggerimenti di una voce maschile, sono entrati nell'appartamento, trovando l'uomo che impugnava un grosso coltello da cucina. Inutile il suo tentativo di fuggire in un'altra stanza perché è stato bloccato e disarmato.

Le violenze e, soprattutto le percosse, avvenivano sempre innanzi alle tre figlie perché l'uomo riteneva che dovessero assistervi, proprio per essere educate al rispetto e alla sottomissione. L'uomo è stato arrestato e condotto in carcere per maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona, atti persecutori e lesioni e minacce gravi.