Mussari e Del Mese a processo per il crac del pastificio Amato

Imputati anche Ceccuzzi e il cda di Banca della Campania Nel mirino i finanziamenti concessi alla società in crisi

Tutti a processo banchieri, professionisti e politici accusati di aver favorito, con finanziamenti azzardati, il crac del pastificio Amato e dell’immobiliare Amato Re. Pochi minuti dopo le 13 il gup Vincenzo Di Florio ha firmato il decreto che dispone il giudizio per 14 persone: l’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, l’ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, l’ex sottosegretario Paolo Del Mese e undici componenti del consiglio di amministrazione della Banca della Campania. Compariranno il 16 aprile davanti ai giudici della seconda sezione penale, con l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta. Per Del Mese, Ceccuzzi e Mussari l’operazione contestata è quella dello spin off immobiliare che ha dato origine alla Amato Re. Una nascita finanziata dal Monte Paschi con 19 milioni di euro, serviti alla neonata società immobiliare per acquistare dalla Amato spa l’ex pastificio di via Picenza, che si progettava di trasformare in condominio di lusso. Così la società madre perse un immobile che avrebbe potuto soddisfare almeno in parte i suoi creditori e su cui si cristallizzò invece l’ipoteca di Mps. Del Mese è coinvolto perché sarebbe stato lui (tramite l’amico Ceccuzzi) a convincere Mussari. «La mia innocenza è provata negli atti dell’inchiesta» commenta il politico, per il quale gli avvocati Massimo Torre e Paolo Toscano chiederanno la riunione del processo con l’altro già in corso sul fallimento.

L’altro fronte dell’indagine, quello su Banca della Campania, riguarda un credito di 2 milioni e mezzo che l’istituto concesse nella seconda metà del 2010, come anticipazione di fatture in realtà inesistenti e accontentandosi della garanzia di assegni post datati. Non solo. Dopo il finanziamento in pool del 2009, la banca avrebbe incrementato le linee di credito, «in una situazione – scrive il pm Vincenzo Senatore – di ben conosciuta illiquidità della fallita». Inoltre fu concesso nell’agenzia Salerno 4 un ulteriore “castelletto” di 500mila euro. Per questi episodi sono imputati il presidente di Banca della Campania, Raffaele Picella, il vice Adriano Barbarisi (già presidente provinciale dell’Ordine dei commercialisti), il direttore Francesco Fornaro, il direttore dell’agenzia 4, Armando Festa, e sette consiglieri d’amministrazione: Cosimo Orsello, Giuseppe Bruno, Giovanni De Maio, Armando Enzo De Matteis, Tommaso Iavarone, Sergio Iotti e Luigi Lepri.

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