il caso

Muore tra l’indifferenza «Credevamo dormisse»

Se n’è andato lì, seduto in maniera scomposta su una sedia all’interno del mercatino etnico di via Vinciprova, tra uno stand senegalese ed un altro nigeriano, tra i passanti, i residenti, i...

Se n’è andato lì, seduto in maniera scomposta su una sedia all’interno del mercatino etnico di via Vinciprova, tra uno stand senegalese ed un altro nigeriano, tra i passanti, i residenti, i commercianti della zona, presi dalle proprie faccende quotidiane.

Non in un angolo sperduto, nell’oscurità di un vicolo ma tra il viavai della gente, che lo ha creduto addormentato, come già era capitato altre volte sulle panchine della zona. Il clochard, 56enne di nazionalità tedesca, trovato senza vita su quella panchina nel pomeriggio di giovedì, non era un totale sconosciuto per i residenti ed i commercianti della zona, né tantomeno per gli operatori del mercatino etnico. Era morto già da circa quattro ore quando gli operatori del mercatino hanno provato a svegliarlo da quella che si pensava fosse il risultato dell’ennesima sbronza. In molti, soprattutto negozianti della zona, lo ricordano come una presenza fissa, dall’aria persa e dai comportamenti non sempre ortodossi. «Si, lo vedevamo spesso, ma non abbiamo mai parlato con lui – afferma una delle esercenti di via Vinciprova – Lo vedevamo addormentarsi sulla panchine vicino il campetto di calcio, steso tra le sue bottiglie di birra». «Avevamo notato la presenza della polizia intorno le 18 – spiega il titolare del pub della zona – ma non avevamo capito si trattasse di un decesso. In realtà avevamo pensato all’ennesimo controllo dei vigili all’interno del mercatino etnico. Solo quando abbiamo visto l’ambulanza abbiamo capito».

«In zona girano spesso questo tipo di persone – racconta la signora Assunta, residente di via Settimio Mobilio – senzatetto che, spesso ubriachi, si lasciano andare anche a comportamenti sconvenienti. Servirebbe qualcuno che si occupi di loro, ma bisogna anche capire se loro vogliano essere aiutati o meno. In ogni caso morire così, tra l’indifferenza, è atroce».

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