Muore al “Ruggi”, nessuno chiede la salma

Il corpo di un giovane clandestino è da un mese all’obitorio. Vane le indagini sull’identità

È morto solo, il giorno dell’Immacolata, mentre la città entrava nelle festività natalizie e a Portanova si erano accese da quarantott’ore le luci dell’albero. Mustapha Naschid, come ai medici ha dichiarato di chiamarsi, non ha fatto in tempo a vederlo. In ospedale è arrivato l’1 dicembre, affetto da una polmonite presa chissà come e chissà dove, che lo ha stroncato dopo sette giorni a meno di 30 anni. Era un clandestino. Arrivato dal mare per inseguire un sogno che non è riuscito ad afferrare e di cui adesso nessuno sa che fare. Da quasi un mese è lì, in una cella frigorifera dell’obitorio di San Leonardo, in attesa che qualcuno reclami il corpo o che le autorità raccolgano certezze sulla sua identità e le sue origini.

Per il documento che aveva con sé e con cui è stato registrato all’ingresso in ospedale, aveva 29 anni. Se la data di nascita è esatta li avrebbe compiuti l’1 gennaio, ma i carabinieri della stazione di Mercatello, che stanno seguendo il caso, sospettano che il documento sia fasullo e stanno cercando di capire se dietro al nome inserito nei registri vi sia un’altra identità, che consenta di risalire alla famiglia. Per questo sulla salma sono state eseguite sia alcune fotografie che la rilevazione delle impronte digitali, ma negli archivi delle forze dell’ordine i suoi dati non risultano e finora neanche il Consolato del Marocco (di dove risulta originario) ha saputo dare risposte. Così Mustapha – o comunque si chiami – resta lì. Solo, come solo d’altronde è morto. Non si sa da quanto tempo fosse arrivato in Italia e cosa facesse a Salerno, non si sa come ha contratto la polmonite che lo ha ucciso e non si conosce chi siano i familiari che lo hanno visto partire dall’altra parte del Mediterraneo, che forse lo stanno cercando e probabilmente lo immaginano ancora vivo.

Nelle banche dati italiane il suo nominativo non risulta, non aveva permesso di soggiorno e per la burocrazia è come se non fosse mai arrivato. Non è chiaro neanche se Mustapha Naschid sia il suo vero nome. E se a Salerno frequentava qualcuno è possibile che fossero altri clandestini, che per questo non escono allo scoperto. Il suo ultimo giaciglio è adesso una cassa gelida nella cella frigorifera di un obitorio, in attesa che qualcuno si ricordi di lui. (c.d.m.)

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