EMERGENZA IN CAMPANIA

Mozzarelle e diossina:"Un marchio solo salernitano"

Produttori e allevatori vogliono staccarsi da Caserta, ma il Consorzio frena

Una vera e propria guerra di secessione: da una parte i produttori dell'area casertana; dall'altra quelli della Piana del Sele. In mezzo c’è uno dei prodotti tipici - e commercialmente più appetibili - del Mezzogiorno: la mozzarella. Le ultime indagini della Procura napoletana, col sequestro di allevamenti di bufale nel Casertano per un presunto rischio diossina, hanno riaperto un fronte antico: quella di una divisione territoriale della produzione di mozzarella.
Ma visto che un divorzio vero e proprio non ci potrà mai essere (pena la perdita del Dop), i produttori salernitani puntano ad una diversificazione del marchio, a nuove proposte commerciali per distinguersi da quella che oggi è la vera area critica per la produzione della mozzarella: la provincia di Caserta. Primo appuntamento giovedì prossimo, alle 10.30, a Palazzo Sant’Agostino, dove si svolgerà una conferenza pubblica "sulle misure da adottare a tutela del comparto a Salerno" recita una nota diffusa dall’assessore provinciale all’Agricoltura Corrado Martinangelo. All’indomani dei sequestri compiuti nel casertano, e della decisione di paesi come la Corea del Sud di chiudere le porte all’importazione, l’assessorato - oltre ad esprimere il proprio ringraziamento alla magistratura per le indagini avviate - lancia l’allarme «per l'ennesimo contraccolpo di cui paga le conseguenze anche la parte "sana" del comparto che è rappresentata dalla provincia di Salerno, estranea a simili fatti criminosi». E visto che era impossibile chiedere all’Unione Europea «di poter distinguere la Dop per area geografica e dunque farne una esclusivamente per la mozzarella di Salerno e provincia», l’assessorato chiede che «si inaspriscano le pene a danno di coloro che compiono simili scempi e truffano le certificazioni. Tra l’altro il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana ha fatto sapere che i caseifici, sottoposti ad ispezione ed indagine nell’inchiesta sulle diossine, non sono soci del Consorzio e la produzione della mozzarella continua ad essere sottoposta ad un sistema di controllo, vigilanza e certificazione a garanzia del consumatore, da parte di una struttura che lavora insieme agli organi competenti». A fronte di queste rassicurazioni, però, il contraccolpo di questa indagini è stato forte. Col grido d’allarme lanciato dagli allevatori di Eboli, Battipaglia, Capaccio, Altavilla, Albanella e dell’intera parte meridionale della provincia, che insieme hanno migliaia di bufale che forniscono il latte a caseifici e che, insieme a questi ultimi, non ci stanno a subire questo danno d’immagine, che può avere esiti disastrosi per l’economia di un intero comparto. Ecco perché giovedì prossimo Martinangelo ed i funzionari dell’assessorato incontreranno allevatori e produttori «per vagliare tutte le misure da intraprendere per tutelare il nostro oro bianco e, prima del Salone della Mozzarella previsto dal 18 al 20 aprile, promuovere un tavolo di lavoro per verificare iniziative di marketing da intraprendere a favore del salernitano». Magari un marchio Dop Mozzarella di bufala di Paestum: «Ci opporremo a questi progetti - dice Franco Consalvo, presidente del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana - coerentemente con la scelta di sopprimere sin dal 2003 le sottozone già all’interno del marchio Mozzarella di Bufala Campana Dop. Volevamo avere un solo e forte marchio che raggruppasse tutte le produzioni e che fosse più facile da difendere e da promuovere perché meglio distinguibile. Riproporre queste frammentazioni, in una fase difficile come quella che oggi attraversa il comparto, sarebbe un grave errore».