Salerno

Movida nel caos. «Se si spegne la musica si nega l’aggregazione» 

La protesta di deejay e organizzatori di eventi: «La notte salernitana è morta Se si organizzano appuntamenti di qualità non si disturba la quiete pubblica»

SALERNO. Nella ricerca di un complicato equilibrio tra il bisogno di quiete notturna degli abitanti del centro storico e la voglia delle persone più o meno giovani di svago, si è ottenuto un risultato che fa discutere: nel cuore antico della città non si fa più musica dal vivo. Il regolamento comunale, infatti, ha impresso una stretta all’intrattenimento musicale fissando per la mezzanotte l’orario a partire dal quale casse e strumenti devono tacere.
C’è chi infrange le regole, ma la maggior parte dei titolari di locali si sono adeguati e l’unico rumore che si percepisce tra i vicoli è il continuo chiacchiericcio di chi staziona all’esterno. «È giusto che ci siano delle regole, ma il limite orario fissato in questo modo è ridicolo e non risolve i problemi», sostiene Francesco Ardolino, per tutti Frizzy, da anni deejay. «Bisognerebbe che ci fosse un approccio diverso che garantisca anche chi vuole proporre intrattenimento. Con queste regole si è realizzato il paradosso di aver eliminato la musica e fatto aumentare il chiasso. E l’unico obiettivo dell’uscire è diventato semplicemente bere perché alternative non ce ne sono. I regolamenti – insiste - dovrebbero essere supportati da un’analisi effettiva dell’impatto fonometrico degli impianti all’esterno e dovrebbero, almeno nel fine settimana, ampliare la fascia oraria, così come accade in tutte le città estere. Anche perché c’è comunque chi infrange i divieti e lo fa sparando musica senza limiti ed educazione».
Effettivamente, un calo nelle presenze serali, in questi anni si è registrato e sembrerebbe che la tanto vituperata movida salernitana incominci a latitare dal centro storico. «La situazione è desolante» spiega Fabiano Farina, presidente dell’associazione Soluzione. «Continuiamo a registrare un calo che, in parte, è dovuto anche alla scarsa offerta di eventi e di intrattenimento con la musica. Sicuramente – continua – c’è un’abitudine tra i ragazzi, molto poco europea, di uscire molto tardi, ma ci sono anche altre problematiche legate, ad esempio alla mancanza o all’eccessivo costo dei parcheggi. Fattori diversi che si sommano e che danno un unico risultato: Salerno non è una città per giovani».
Stesse considerazioni quelle di Raffaele Orilio, anche lui disc jokey. «Da anni organizzo concerti con l’agenzia Aut aut promotion e su questo fronte non ho problemi, ma sui deejay set invece ne abbiamo e come. Per organizzare una serata dobbiamo pagare fior fior di soldi per la Siae, investire in materiale tecnico e vinili e non possiamo pensare di farlo solo per un’ora. In tutte le realtà europee si suona almeno fino alle 2 e non si tratta di sparare musica senza criterio. È giusto che ci siano controlli per tutti, che non si tolleri l’inciviltà, ma un equilibrio andrebbe trovato. Ora il centro storico è un cimitero dove l’unico svago è il bere, così si distrugge solo la musica». Per questa ragione, Alfredo Maddaloni, in arte DjArnold e membro del cda dell’associazione Do yourself a favour mette sul piatto una proposta chiara: «Tutti i locali – sostiene – dovrebbero unirsi e affidare la direzione artistica a un’unica realtà che potrebbe anche distribuire gli eventi in modo da non creare problemi continui ai residenti. Condividiamo l’attenzione dell’amministrazione alle esigenze dei cittadini, ma abolire la musica significa negare aggregazione e cultura. Vuol dire – insiste – disinteressarsi completamente a un mondo fatto di tante eccellenze e, soprattutto di giovani musicisti. Chiedere un permesso per un evento è praticamente un’operazione machiavellica. Inoltre, per quei pochi spazi che ci potrebbero essere non viene mai aperta una gara pubblica, nessuno consulta e si confronta con le realtà culturali della città e l’unica cosa che possiamo fare è andare via. In tanti anni che faccio musica non ho mai avuto problemi, nessuno si è mai lamentato e, francamente non si comprende il senso di questi divieti abbondantemente superati in tutte le più importanti città europee».

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