Movida e tanti bambini nell’ex mercato del pesce 

Le mille facce di piazza Flavio Gioia, tra bar, ristoranti e Luci d’artista

È il mutare delle fasi della giornata a scandire la vita e la fisionomia di piazza Flavio Gioia, o, come dicono i salernitani “la Rotonda”. Al mattino si sveglia lentamente ed è come se iniziasse ad aprire gli occhi sorniona insieme alle saracinesche dei negozi attorno. Poi è la volta del brulichio di camerieri e fornitori che iniziano le attività della ristorazione. Intanto i più anziani si seggono a gruppetti sulle panchine, qualcuno sorseggia un caffè ai tavolini e molti utilizzano questo spazio, tra i più antichi della città, come punto d’incontro per gli appuntamenti.
Il pomeriggio, invece, la Rotonda è il regno indiscusso di mamme e nonne con passeggini e bimbi al seguito. Si gioca a pallone, si mangia uno yogurt per merenda e questo spazio diventa un luogo d’incontro per genitori e piccini. Tutto intorno, all’imbrunire, inizia l’attività dei locali che dall’aperitivo, fanno vivere la piazza fino alla notte. Dopo un periodo di desolazione, infatti, soprattutto nelle prime ore della sera e d’estate, i salernitani sono ritornati a trascorrere il tempo nel “salottino” del centro storico. «È come se piazza Flavio Gioia avesse tante facce», conferma Francesco D’Ambrosio. «Sicuramente – continua – negli ultimi anni la movida è molto cambiata, forse è diventata più adulta rispetto agli anni in cui a stento si poteva camminare tanta la gente che c’era. Ora ci sono, più che altro, locali storici come “Ciro” che ha la propria clientela di affezionati e poi, grazie alla ricerca di qualità di alcuni gestori di locali della zona, uno zoccolo duro di habitué. Il vantaggio per molti – aggiunge – è che qui le famiglie con i genitori più giovani possono lasciare liberi i bambini di giocare e, contemporaneamente, godersi qualcosa da bere in compagnia».
Che la movida di un tempo non ci sia più, lo confermano anche i titolari della storica pizzeria Trianon e del ristorante “Cotto & Crudo”. «Negli ultimi anni – spiega Umberto della pizzeria – abbiamo meno gente. Ci sono sere, a settembre in cui è praticamente inutile restare aperti. Ci aiutano le Luci d’Artista, ma se non ci fossero quelle per noi sarebbe molto complicato». Tra le note dolenti, «la mancanza di parcheggi o, comunque, l’eccessivo costo che hanno quelli che ci sono», ribadisce Alfonso Savastano, proprietario del ristorante. «Molti preferiscono andare in provincia – continua il ristoratore – in paesi che fino a qualche anno fa erano deserti. Per questo, le Luci per noi sono positive: perché è vero che qualcuno si porta il pranzo al sacco, ma c’è anche chi si siede ai tavolini per cenare».
Luminarie salvifiche per gli affari in zona, un po’ meno per chi vive e affaccia sulla piazza. «Guardare questo luogo è sempre affascinante anche perché qui è custodita una storia importante della nostra città che risale all’epoca medievale. E affacciarsi quando la piazza è illuminata dalle Luci d’Artista – spiega l’archeologa Stefania de Majo, salernitana che abita a Roma ma non manca mai a Natale – è molto suggestivo perché si crea un’atmosfera particolare. Il problema, è che di sera e di notte sembra di avere in casa tutte le persone che sono di sotto, nonostante abitiamo ai piani alti». Non solo, alcuni commercianti si sono lamentati perché, soprattutto d’estate, i ragazzi usano piazza Flavio Gioia come uno stadio. Gli interventi ci sono stati, ma si continua a chiedere un presidio fisso dei vigili. Problemi che i turisti, riconoscibili non solo dalle macchine fotografiche e dal look, ma anche dal fatto che sono gli unici ad attraversare la piazza a testa in su, sorpresi dalla vista della Porta settecentesca, ignorano completamente. «Abbiamo scoperto questo luogo di sera e subito ci siamo fermati in uno di questi deliziosi localini», raccontano Nabila Rose e Yannick Rose, una coppia di turisti australiani. «Siamo ritornati perché abbiamo trovato un salumiere e abbiamo fatto scorta di mozzarella». I turisti, però, non sanno e non c’è nulla che lo ricordi di che cosa fosse piazza Flavio Gioia fino al 1996. «La mattina c’era il marcato del pesce e dell’ortofrutta», racconta uno dei titolari della storica pescheria. «Fino alle 14 e 30 era pieno di gente. C’era anche chi vendeva le uova e le galline. A Natale – ricorda – era bellissimo: c’erano luci, si preparavano le scenografie con il pesce e le barche e si preparavano dei lunghi tavoli con la frutta secca di ogni genere». All’epoca una cassetta di alici costava 500 lire e un chilo di cozze mille lire.
«C’era una solidarietà tra i commercianti che ormai è sparita», conferma il proprietario del negozio di frutta e verdura, figlio di quel Michele Coppola che fu tra i primi, negli anni ’30 a trasferire il suo banco da piazza Luciani alla Rotonda. All’epoca al centro della piazza c’era una sorta di gazebo utilizzato come deposito, di sera parcheggiavano le auto e di notte il degrado tra tossici e prostitute regnava sovrano. L’amministrazione De Luca, alla fine degli anni ’90 decise il restyling con l’innesto della fontana con i delfini di Dalisi. Una memoria che non è custodita soltanto nella piazza ottagonale. Andrea Pucci conserva gelosamente le foto dell’epoca nel suo bar di via Mazza. Suo padre, detto Micciariello, e suo nonno sono stati tra i primi ad aprire un banco lì. «Era un luogo vivo e brulicante – ricorda – anche le vie vicine erano ricche. Ora è una piazza bella ma triste. Forse uno dei pochi ritrovi per i bambini, ma non molto altro. Sarebbe meglio far tornare il mercato», conclude.
Eleonora Tedesco
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