MAFIA

Morto Totò Riina, il boss aveva 87 anni

A Ercolano manifesto contro il "capo dei capi"

PARMA - E' morto nella notte, alle 3.37, Totò Riina: il boss della Mafia era ricoverato in coma nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma. Riina, da 24 anni in carcere con il regime del 41 bis, ieri aveva compiuto 87 anni.

Il boss era malato da anni ma nelle ultime settimane le sue condizioni erano peggiorate ed era stato operato due volte. A luglio il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva respinto una richiesta di differimento della pena ma ieri il della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario.

La Procura di Parma ha disposto l'autopsia sulla salma di Totò Riina. La decisione di procedere all'esame medico legale è stata presa "trattandosi di un decesso avvenuto in ambiente carcerario e che quindi richiede completezza di accertamenti, a garanzia di tutti", ha spiegato il procuratore Antonio Rustico.

L'AVVOCATO DEL BOSS

"Massimo riserbo. Al momento nessun commento". Luca Cianferoni, uno degli avvocati storici di Totò Riina, il boss di cosa nostra morto la notte scorsa, vuole aspettare prima di fare dichiarazioni. Nel giugno scorso, durante una delle udienze del processo d'appello per la strage del treno 904 a Firenze, Cianferoni era tornato a chiedere "la detenzione domiciliare ospedaliera" per Riina, le cui condizioni già allora, disse, si erano "aggravate".

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IL PRESIDENTE DEL SENATO GRASSO

"La pietà di fronte alla morte di un uomo non ci fa dimenticare quanto ha commesso nella sua vita, il dolore causato e il sangue versato. Porta con sè molti misteri che sarebbero stati fondamentali per trovare la verità su alleanze, trame di potere, complici interni ed esterni alla mafia, ma noi, tutti noi, non dobbiamo smettere di cercarla". E' quanto afferma il presidente del Senato, Pietro Grasso, in un post pubblicato su Facebook.

IL PM NINO DI MATTEO

"Di fronte alla morte nessun commento...". Così, all'Adnkronos il pm della Direzione nazionale antimafia Nino Di Matteo, sulla morte del capomafia Totò Riina. Di Matteo oggi è il magistrato più scortato d'Italia proprio per le minacce ricevute negli ultimi anni, dal carcere, dal boss mafioso di Corleone.

MARIA FALCONE, SORELLA DI GIOVANNI UCCISO DALLA MAFIA

"Resta il forte rimpianto che in vita non ci abbia svelato nulla della stagione delle stragi e dei tanti misteri che sono legati a lui". Lo ha detto all'Ansa Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, a proposito della morte del boss Totò Riina. "Per lui - ha aggiunto - questo sarà il momento più difficile perché dovrà presentarsi davanti al tribunale di Dio a rendere conto del sangue e delle lacrime che ha fatto versare a degli innocenti".

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FAMILIARI VITTIME GEORGOFILI

"E' morto Salvatore Riina il boia di via dei Georgofili del 27 Maggio 1993. In via dei Georgofili ha messo in atto 'La strage del 41 bis' come la definì il Procuratore Gabriele Chelazzi: 5 morti, 48 feriti sono stati il tentativo di Salvatore Riina di far abolire il 41 bis. Abbiamo speso 25 anni della nostra vita e non ce l'ha fatta Salvatore Riina a fare abolire sulla carta bollata il carcere duro ed è morto a 41 bis, questo è quanto dovevamo ai nostri morti", così Giovanna Maggiani Chelli, dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili.

BINDI PRESIDENTE COMMISSIONE ANTIMAFIA

"Totò Riina è stato il capo indiscusso e sanguinario della Cosa Nostra stragista. Quella mafia era stata già sconfitta prima della sua morte, grazie al duro impegno delle istituzioni e al sacrificio di tanti uomini coraggiosi e giusti. Non possiamo dimenticare quella stagione drammatica, segnata dal delirio eversivo di un uomo spietato, che non si è mai pentito dei suoi crimini efferati e non ha mai collaborato con la giustizia. A noi resta il dovere di cercare le verità che per tutti questi anni Riina ha nascosto e fare piena luce sulle stragi che aveva ordinato. La fine di Riina non è la fine della mafia siciliana che resta un sistema criminale di altissima pericolosità". Così Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia.

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INGROIA EX PM ANTIMAFIA

"Possono tirare un sospiro di sollievo i tanti potenti che in tutti questi anni hanno sempre temuto potessero venir fuori le verità indicibili su trattativa e stragismo del 1992-93: prima Provenzano e ora Riina sono morti senza parlare, portandosi nella tomba i terribili segreti di cui erano a conoscenza". Lo dice l'ex pm antimafia Antonio Ingroia.