BUONA SANITA'

“Morto” per 20 minuti, salvato a Cava

Miracolo al Pronto soccorso: i medici riprendono un operaio 43enne. L’appello per il presidio: «Rinforzi e niente chiusura»

CAVA DE’ TIRRENI/SALERNO - Si presenta al Pronto soccorso dell’ospedale “Santa Maria incoronata dell’Olmo” di Cava de’ Tirreni e viene salvato da un infarto che non gli avrebbe lasciato scampo. È successo sabato mattina e a salvare la vita ad un operaio metelliano di 43 anni è stato il tempestivo intervento di un giovane cardiologo, la cui presenza è necessaria in un reparto di emergenza- urgenza, ma anche la prontezza dell’uomo che accusava forti dolori al torace e preoccupato a causa delle intese fitte si è recato al Pronto soccorso verso le 6.30 del mattino. Ha avuto solo mezz’ora di esitazione e poi è corso in ospedale, ma se fosse trascorso ulteriore tempo non avrebbe superato il colpo. Per strapparlo alla morte, oltre ai farmaci, è stato prima sottoposto a massaggio cardiaco e poi è stato utilizzato un defibrillatore, tutto per oltre 20 minuti, e una volta salvato è stato trasferito all’ospedale “Ruggi” di Salerno per eseguire ulteriori interventi.

E pure il presidio metelliano rischia di svuotasi sempre più con un cardiologo che a breve andrà via, oltre agli ortopedici ridotti al lumicino tra pensionamenti e dimissioni e oltre al vicino “Costa d’Amalfi” di Ravello che in alcuni casi si è ritrovato senza cardiologo. Il sospetto che l’uomo sabato mattina si fosse presentato in ospedale con un infarto in atto era forte. La conferma è arrivata dal tracciato al cuore eseguito rapidamente. Nello stesso momento in cui i medici trovavano conferma ai sospetti dall’esito dell’esame, il cuore del 43enne si è fermato. Il cardiologo ha subito iniziato le prime manovre rianimatorie manuali, poi quelle defibrillatorie oltre alla somministrazione di farmaci grazie all’aiuto degli altri operatori sanitari intervenuti per dare assistenza al paziente e supportare il cardiologo. È stato strappato alla morte, la tempestività è stata fondamentale in quanto la mancanza di sangue e ossigeno al cervello avrebbe potuto provocare danni neurologici fino al decesso. Tutto è andato bene, più tardi al “Ruggi” è stato trasportato per applicare un impianto stent. Oltre al cardiologo Guido Coppola e all’interenista Guadagno sono interventi l’infermiera Valeria Lamberti, Marianna Cammarano, Annamaria Barone, Gianluca Alfano e Armando Pallavicino.

L’importanza di un presidio aperto in provincia, con la presenza di personale, in questo caso si sono rivelati fondamentali. Nonostante siano fondamentali, sui piccoli ospedali pende sempre la spada di Damocle con rischi di chiusura, poco personale e turni massacranti. Per questo due sindacalisti della Rappresentanza sindacale unitaria del presidio metelliano, Armando Pallavicino e Giovanni Lopez, hanno lanciato un appello al governatore Vincenzo De Luca e al direttore generale dell’Azienda “Ruggi”, Vincenzo D’Amato, chiedendo di rafforzare i Pronto soccorso e non depotenziate i presidi piccoli, oltre a invitare l’utenza a recarsi in ospedale solo se strettamente necessario per evitare di intasare i pronto soccorso. Dunque chi non è grave dovrebbe rivolgendosi di più a medici di base e guardie mediche. «Occorre potenziare medici cardiologi, internisti e ortopedici e altri professionisti che mancano nell’ospedale di Cava e sono prioritari - dichiarano i due sindacalisti - se non ci sono cardiologi si può rischiare il morto in caso di urgenza e questo non può e non deve accadere».

Marcella Cavaliere