Morte sull’A3 a Campagna A processo i vertici Anas

L’auto di una 63enne si schiantò contro una barriera ritenuta insufficiente Rinviate a giudizio otto persone tra cui il presidente Ciucci e i direttori dei lavori

CAMPAGNA. Otto persone a processo – tra imprenditori, vertici dell’Anas e direttori dei lavori – per la morte di Anna Palese, la 63enne potentina che nel dicembre del 2010 perse la vita in un incidente stradale nel tratto di A3 tra Campagna e Contursi. Ieri il giudice dell’udienza preliminare Emiliana Ascoli ha ascoltato le ultime arringhe difensive (nel collegio Ivan Nigro) e ha disposto il rinvio a giudizio, per omicidio colposo, di tutti gli imputati: il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci; gli imprenditori Alfonso Toto della “Toto costruzioni” e Caludio Salini della “Salini Locatelli”, le due ditte che progettarono ed eseguirono i lavori; i funzionari Anas Sebastiano Wancolle di Sala Consilina e Paolo del Mercato di Montecorvino Rovella; i direttori dei lavori Nicola Nocera di Siano, Angelo Gemelli di Catanzaro e Luciano Liguoro di Cava de’ Tirreni. Sarà il processo, che inizierà a marzo, a stabilire se nella collocazione della barriera autostradale erano stati rispettati tutti i parametri di sicurezza. Contro quella barriera si schiantò a cento chilometri orari la Peugeot 307 guidata dal marito della 63enne. Secondo la ricostruzione della dinamica l’uomo avrebbe avuto un colpo di sonno, ma dalle indagini è emerso che forse l’incidente non sarebbe stato mortale se il guardrail avesse assolto al suo compito respingente e il veicolo non si fosse invece infilato, con il lato passeggeri, al di sotto della fascia pararuota. È proprio sul posizionamento di questa fascia che si sono concentrate le verifiche dei consulenti: secondo la tesi accusatoria doveva essere collocata quindici centimetri più in basso, in questo modo l’automobile non si sarebbe incuneata al di sotto e forse Anna Palese sarebbe ancora in vita.

L’incidente avvenne nel tratto autostradale tra gli svincoli di Campagna e Contursi, in corrispondenza dell’imbocco della galleria Serrone Tondo in territorio comunale di Campagna. La Peugeot dei coniugi, residenti a Tito in provincia di Potenza, andò a sbattere contro la barriera di protezione laterale. La morte della 63enne, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal sostituto procuratore Roberto Penna, avvenne «a causa dell’intrusione della vettura al di sotto di detta barriera di protezione». Secondo l’accusa quel guard rail era posizionato in un punto che richiedeva l’adozione di criteri di sicurezza superiori a quelli ordinari. Inoltre l’installazione non sarebbe stata corretta, «visto l’intervenuto sfilamento dal terreno dei paletti di sostegno». Una prima consulenza aveva indotto il pm a chiedere l’archiviazione, poi il gip Vito Di Nicola ha formulato ad aprile l’imputazione coatta e ieri è stato deciso il rinvio a giudizio.

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