Morte di Santina Rizzo Fu una pratica sadomaso a provocarle l’asfissia

Rese note le motivazioni della condanna emessa in Corte d’assise d’appello Il cavese Della Monica agì con “imprudenza” durante il rapporto sessuale

Imperizia e imprudenza durante una pratica sessuale pericolosa hanno provocato la morte di Santina Rizzo.

La lucciola rimase uccisa la notte di San Valentino 2010 “per colpa” del falegname cavese Mario Della Monica, condannato in secondo grado a quattro anni di reclusione. La Corte d’assise d’appello di Salerno, che ha ribaltato la condanna di primo grado, trasformando l'assoluzione dell’imputato in primo grado e riformulando l'imputazione da omicidio volontario premeditato, ha ricostruito il decesso della Rizzo inquadrandolo in omicidio colposo.

Il decesso della donna secondo i giudici della corte (presidente Federico Cassano, consigliere Francesco Siano) è legato ad un rapporto sessuale tra il sadomaso e il bondage, praticato pericolosamente tra cliente e prostituta.

In questo scenario, Della Monica utilizzò la corda rinvenuta al collo della vittima per ottenere «soddisfazione abnorme senza riguardo per i rischi all'altra persona», con soffocamento effettivo intervenuto per imperizia e disattenzione del partner.

Quella stretta mortale, come ricorda la corte citando due celebri casi di cronaca nera, in grado di procurare «uno stato di semi-asfissia simile all'orgasmo», faceva parte dell’offerta della Rizzo, adusa alle pratiche estreme.

Nella sua stanza di lavoro, scrivono ancora i giudici, c’era uno specchio, un lettore dvd e una serie di attrezzi per i rapporti sessuali sadomaso. «La donna, avanti con gli anni, era ricercata da un buon numero di clienti solo perchè desiderosi di prestazioni particolari che lei era in grado di offrire». L’ultimo cliente della Rizzo senza ombra di dubbio fu l’imputato, il falegname cavese, che dopo il delitto colposo provò ad alterare la scena, recuperando addirittura uno dei tre profilattici usati, tutti con lo stesso profilo genetico, lasciandolo sul letto, per confondere e mischiare le tracce, seminando il caos per simulare, tra le altre cose, un tentativo di rapina finito male.

La presenza certa dell'imputato lega secondo i giudici la sua responsabilità indiretta, configurata come un caso di omicidio colposo a sfondo sessuale, fino a riconoscerlo colpevole smentendo l'assoluzione del primo grado, intervenuta per insufficienza di prove. Logica e accurata ricostruzione basata su un ampio quadro di elementi messi insieme tra evidenti incompletezze indiziarie chiudono il secondo grado con la colpevolezza di Mario Della Monica, rimasto in carcere oltre un anno nella prima fase investigativa, con la scarcerazione arrivata all'atto della prima pronuncia.

Crolla di nuovo, in questo senso, l'ipotesi di un deficit erettivo con successivo dileggio subito dal Della Monica, insieme al collegato raptus mortale.

L’uomo da sempre accusato dell'omicidio della prostituta Santina Rizzo è responsabile di condotta imprudente nella pratica sessuale estrema, con la corda stretta mortalmente nel corso di una prestazione particolare.

Colpevole, fino alla definitiva pronuncia attesa dalla Corte di Cassazione.

Alfonso T. Guerritore

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