Morte di Carratù, un anno all’automobilista

Il trentenne di Baronissi perse la vita nello scontro tra il suo scooter e un’automobile a Fisciano

FISCIANO. Fu provocato da un concorso di colpa l’incidente mortale in cui, otto anni fa, perse la vita il trentenne Pietro Carratù. Lo ha stabilito ieri la sentenza del giudice Cristina De Luca, che ha condannato per omicidio colposo il conducente dell’autovettura con cui il giovane di Baronissi si scontrò in un impatto frontale, lungo il viale alberato che collega Baronissi a Fisciano. Nei confronti dell’uomo, il 31enne A.F., è stata disposta la pena sospesa di 1 anno, ed è stata riconosciuta una responsabilità del quaranta per cento nel tragico incidente.

Era il 30 maggio del 2009. Fabio Carratù era in sella a uno scooter T-Max della Yamaha e tentò un sorpasso. In contemporanea il conducente di una Ford Fiesta faceva lo stesso, e nessuno dei due fece in tempo a rientrare. Lo scooter urtò la fiancata anteriore sinistra dell’automobile, all’altezza della ruota, e il giovane che lo guidava fu sbalzato contro un albero in un impatto violentissimo. L’orologio che portava al polso si fermò poco dopo le 6 del pomeriggio. La violenza dell’urto fu subito evidente dalla distanza tra il punto in cui si era fermata l’automobile e quello in cui fu ritrovato lo scooter: circa trecento metri. Il corpo di Pietro Carratù – Piero, come lo chiamavano tutti – era lì vicino, riverso a terra accanto a uno dei tigli che costeggiano la carreggiata. L’urto fu terribile, anche perché i rilievi hanno evidenziato che lo scooter viaggiava a circa cento chilometri orari. E il giovane, che non indossava il casco, morì sul colpo. Il processo ha però ricostruito che se l’automobilista non avesse effettuato quel sorpasso azzardato l’incidente non sarebbe avvenuto. Da qui la pena di 1 anno la condanna al risarcimento del danno ai familiari della vittima, costituitisi parte civile tramite l’avvocato Agostino Allegro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA