L'INTERVISTA

Morte Bohigas, Martino: «La sua visione fu tradita Firmò e non tornò più...»

L'ex assessore all'urbanistica: «Un’occasione mancata, una grande occasione»

SALERNO - Il legame tra Salerno e Oriol Bohigas è la storia «di un’occasione mancata, una grande occasione che è stata piegata a ragioni ben diverse dall’interesse della città» ma anche «di un falso clamoroso perché questa Salerno non è figlia della sua progettazione come sostiene Vincenzo De Luca ». Fu per difendere quel Piano che Fausto Martino lasciò l’incarico da assessore all’Urbanistica. E oggi dice che quella visione «è stata tradita».

Fu lei a riprendere i contatti interrotti con Bohigas. Ricorda quella fase?

Il merito di averlo individuato va ascritto alla precedente amministrazione. Noi riprendemmo quel discorso, avviamo i lavori e, nel giro di pochi mesi, Bohigas partorì una sorta di documento programmatico che rimane, a mio parere, un caposaldo dell’attività urbanistica che si sarebbe dovuta svolgere in città. Era un lavoro complesso e lungo che avrebbe portato a una serie di trasformazioni urbane e poi a stendere il Piano regolatore generale che consegnò nel 2003 quando era sindaco Mario De Biase.

Lei si dimise proprio per i contrasti sulle scelte dell’amministrazione.

Quel Piano non fu mai approvato perché non garantiva gli interessi che avrebbe dovuto garantire. Era redatto in sostanziale impermeabilità alle richieste dei cosiddetti interessi forti salernitani. Mi dimisi per difendere il Piano e per vicende che non condividevo come la variante Mcm, la “madre di tutte le varianti”, e delle costruzioni sul Masso della Signora. Me ne andai e l’amministrazione parcheggiò per due anni il Piano. Nel 2005 ne fu approvato un altro formalmente uguale al nostro ma con una serie di trasformazioni che andavano in netta controtendenza alle indicazioni.

Quali?

Il Crescent ma anche le Torri del Sole, le costruzioni sulla frazioni alte, la torre della Marzotto. Non c’erano nel disegno di Bohigas, non facevano parte del suo modo d’intendere la città.

Ci può spiegare che Salerno immaginava l’archistar.

Ragionava in termini chiari con obiettivi precisi: Salerno non doveva espandersi per far in modo che attività e ricchezza si concentrassero nella cinta urbana, prevedendo anche trasformazioni degli edifici non adeguati. Diceva che il centro storico doveva essere riqualificato e le periferie monumentalizzate: lì bisognava portare i servizi che non c’erano e migliorare la qualità architettonica degli spazi pubblici per compararle al centro. Bohigas non avrebbe mai più voluto quartieri popolari che distinguono la città per censo, in ogni nuova realizzazione doveva esserci un’aliquota per i meno abbienti. I quartieri direzionali sono un fallimento e le Torri del Sole sono la pietra tombale perché non saranno mai un pezzo di città. Sono condomini senza sovrapposizione di funzioni. Bohigas si scagliava contro tutto quello che De Luca sta facendo in suo nome.

Bohigas, però, firmò quel Piano regolatore.

È il suo peccato. Dopo il 2003 fu chiamato e firmò il Piano ma non mise più piede a Salerno, non ha mai dichiarato nulla. Anche perché si aprirono una serie d’indagini e aveva paura. Lo incontrai in un ristorante di Pagani perché a Salerno non ci voleva proprio metter piede.

(e.t.)