Morte al pastificio, chiesta una condanna

Aveva solo ventitré anni Fabrizio Materazzo, quando sei anni fa morì in un incidente sul lavoro nel piazzale del pastificio Amato. Ieri il pubblico ministero ha chiesto una condanna a un anno e due...

Aveva solo ventitré anni Fabrizio Materazzo, quando sei anni fa morì in un incidente sul lavoro nel piazzale del pastificio Amato. Ieri il pubblico ministero ha chiesto una condanna a un anno e due mesi, per il reato di omicidio colposo, per il titolare della cooperativa che gestiva la movimentazione dei muletti e che secondo l’accusa avrebbe dovuto provvedere allo scarico delle merci, senza lasciare che il compito fosse svolto dai fornitori o da altri.

Sul banco degli imputati era finito anche il cavaliere Giuseppe Amato, nei cui confronti è stata dichiarata ieri l’estinzione del reato per morte del reo. Per il gestore della cooperativa il pubblico ministero ha invece chiesto la condanna. Spettava ai suoi operai, secondo l’accusa, provvedere in via esclusiva alle operazioni di carico e scarico. Invece quel 24 settembre del 2008 a occuparsene furono Fabrizio Materazzo e il fratello. Lavoravano entrambi per l’azienda di famiglia, una cooperativa gestita dal padre, e quel giorno stavano trasferendo sui camion parcheggiati nel piazzale una partita di mangime che sarebbe stata inviata in Calabria. Il muletto che stavano utilizzando, però, si agganciò a un pilastro, si capovolse e il 23enne rimase schiacciato. Il fratello della vittima, che per quella tragedia ha patteggiato la pena, ha raccontato in udienza che la prassi seguita quel giorno era tutt’altro che inusuale. «Facevamo sempre così, era consuetudine che ci occupassimo noi delle operazioni di carico e scarico» ha spiegato al giudice Marilena Albarano. Che a novembre emetterà la sentenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA