Moretti: «No alla fede fai da te»

L’arcivescovo inaugura la chiesa di Torrione Alto. De Luca dà forfait

L'auto dei vigili urbani parcheggiata in bella vista dinanzi l'entrata della chiesa della parrocchia di San Felice in Felline dedicata a san Giovanni Battista, a Torrione Alto - che ieri pomeriggio è stata restituita ai fedeli dopo il restauro durato diversi mesi - faceva ben sperare. Forse anche il vescovo Luigi Moretti, quando è sceso dalla sua auto arrivata in via Felline poco prima delle 18, ha pensato che il sindaco De Luca fosse almeno nei paraggi. La sua presenza all’inaugurazione del luogo di culto attorno il quale si raccoglie una folta comunità avrebbe di sicuro stemperato i toni della polemica sorta dopo i disordini di San Matteo e, in qualche modo, avrebbe rasserenato gli animi. Ponendo la parola fine su una vicenda che ha turbato e diviso un’intera città. E invece il primo cittadino non si è fatto vedere; al suo posto, a cerimonia eucaristica già cominciata, è arrivata una trafelata Eva Avossa che, con difficoltà, è riuscita a guadagnarsi un posto al primo banco accanto al consigliere comunale di opposizione Roberto Celano, tra i primi ad arrivare a Torrione Alto, precedendo di qualche minuto Alfonso Andria. Non una piega sul volto dell’arcivescovo che, alla presenza di diversi sacerdoti tra cui don Luigi Zoccola, storica guida della comunità di Torrione Alto, dopo il saluto del nuovo parroco di San Giovanni, don Gaetano Landi, ha preso la parola per la consueta omelia. Monsignor Moretti si è a lungo soffermato sull’errore, commesso molto frequentemente, rappresentato dalla “fede fai da te”: «Chi si dichiara credente ma non praticante bestemmia - ha detto il vescovo - perché è come se dicesse “Il Signore c'è ma non mi serve, ne posso fare a meno”. Stare insieme, invece - ha continuato - è la chiave che cambia la percezione di essere chiesa. Noi siamo chiamati a vivere l’esperienza di fede con gli altri. Chi incontra veramente Gesù, in lui incontra gli altri che non saranno più nemici ma fratelli». Ed è proprio in nome dell’unità della comunità religiosa salernitana che un nutrito gruppo di cittadini ha aderito alla petizione lanciata nei giorni scorsi su change.org: dopo i 98 nomi, alcuni dei quali parecchio noti in città, che hanno voluto sottoscrivere pubblicamente la loro solidarietà all’arcivescovo Moretti firmando un manifesto che ancora oggi è possibile trovare all'ingresso del Duomo, a sposare l’iniziativa in Rete al momento non sono in tantissimi: fino a ieri erano solo in 47. «I gravi episodi verificatisi durante la processione del Santo Patrono suscitano indignazione e profondo turbamento nelle nostre coscienze e in quelle di gran parte dei salernitani. In coerenza con tali sentimenti avvertiamo l’esigenza di esprimere pubblicamente all’arcivescovo monsignor Moretti convinta solidarietà e vivissima gratitudine per l’azione pastorale che egli svolge», questo il pensiero dei firmatari. Ma soprattutto sui social network sono ancora tanti quelli che, senza mezze misure, si scagliano contro il numero uno della chiesa salernitana.

Fiorella Loffredo

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