Moretti, mano tesa ma nessun baratto

L’arcivescovo: «Riconciliazione significa dialogo, non rivincita. Inchini alla camorra? Se fosse vero ne sarei preoccupato»

Dopo aver rilasciato una lunga intervista a Radio Vaticana pochi giorni dopo il caos della processione di San Matteo, l’arcivescovo Luigi Moretti non aveva voluto mai più parlare di quanto accaduto lo scorso 21 settembre, sostenendo sempre che la reale urgenza, prima ancora di dialogare con i portatori e con la città, era «ricucire lo strappo venutosi a creare per la grave offesa fatta al Santo». Solo successivamente sarebbe avvenuto l’incontro coi portatori per la riconciliazione. Non una parola sulle vicende giudiziarie che ne sono derivate, tantomeno sulle lettere che in queste settime i portatori hanno scritto prima per scusarsi e poi per chiarire la propria posizione rispetto alle accuse che la Procura gli muove. Ieri mattina, però, Moretti – con grande serenità e pacatezza – sollecitato dai cronisti ha rotto il silenzio e sorridendo ha detto: «Ringrazio Dio perché non sono né permaloso, né rancoroso». «Sono convinto – ha proseguito – di poter superare le incomprensioni. Per quel che mi riguarda opererò e lavorerò per superarle, siccome non ho preclusioni o interessi personali. Il discorso che mi preoccupa è come costruire una strada che sia positiva per tutti».

In questo senso l’arcivescovo è stato chiaro: i rapporti riprenderanno con serenità quando sarà il momento ma ciò non significa affatto “barattare” la riconciliazione con uno sconto sull’importanza della sobrietà delle celebrazioni religiose e sui principi cardine che garantiscono fede e devozione. «Ringrazio i portatori perché vedo che c’è disponibilità, cercheremo di trovare il modo di parlare la stessa lingua – ha spiegato Moretti – Per quel che mi riguarda non c’è alcuna frattura, io non sono contro nessuno, voglio essere per tutti nella misura in cui questo poi può essere l’inizio di un cammino che si costruisce insieme. Però, ci deve essere la disponibilità di trovarsi su quello che è il vero. La Chiesa si fa carico di quella che è la realtà di vita, non siamo astratti, teorici, distaccati o disincarnati, ma nello stesso tempo non si può snaturare il gioco».

Ed è proprio in questo ultimo concetto che si espleta il pensiero di Moretti: va bene dialogare e riavvicinarsi, a patto che non si perda di vista la fede che non inficia – e neanche deve necessariamente tollerare – una tradizione che sembra sempre più tendere al folclore. «Cerco l’incontro con le persone – ha ribadito – A me interessano quelle e laddove io avverto che c’è una persona che anche a causa mia vive un atteggiamento di distacco o di separazione dalla Chiesa, mi dispiace e mi preoccupa. Per quel che mi riguarda cercherò sempre, dovunque e comunque di incontrare. Questo è nella logica di quello che io sono. Ovviamente, si tratta di crescere nel confronto e trovare la sintesi: riconciliazione non è far finta di niente o chiudere gli occhi ma parlare, chiarire, cercare qualcosa insieme e con serenità senza prevenzione o atteggiamenti di rivincita, questo non serve».

Sulla vicenda giudiziaria, Moretti ha tagliato corto: «Personalmente non l’ho cercata e non mi riguarda, ma rispetto le istituzioni ed il loro ruolo. Dei personaggi della camorra di cui ho letto io non so veramente nulla e quindi non mi esprimo. Se i gesti compiuti avessero avuto davvero il significato che gli viene attribuito, ne sarei sinceramente preoccupato».

Carmen Incisivo

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