GRANDI EVENTI

Morandi torna a Salerno"Contento, è la città dei miei esordi"

Due ore di concerto con chitarra e voce all'Arechi il 27 e 28 marzo

«Sono quarant’anni che vengo a Salerno. Da ragazzo con il "Cantagiro" e poi con la nazionale cantanti allo stadio Arechi. E’ una città straordinaria, con quell’abbraccio e quel calore tipico delle città Sud e poi c’è quel meraviglioso lungomare dove la mattina andavo a fare jogging». Gianni Morandi ritornerà in città nei due concerti del 27 e 28 marzo.
Entusiasmo a mille («ho saputo che ci sarà molta gente al concerto e dopo tutti questi anni è bello che il pubblico partecipi ancora con questo affetto»). Il suo tour "Grazie a tutti" sta registrando ovunque attestazioni di stima e devozione per l’eterno ragazzo della canzone italiana. «"Grazie a tutti" è veramente un ringraziamento speciale a tutti quelli che mi sono stati vicino sempre - spiega il cantante di Monghidoro - dal pubblico ai tecnici».
Trentaquattro album di inediti pubblicati; 413 canzoni incise, di cui 80 in 4 lingue e 59 arrangiate e dirette da Ennio Morricone; 42 brani come autore. Come si diventa Gianni Morandi?
«Avevo 17 anni e sono entrato in questa famiglia della Rca con gente di primissimo piano. Una famiglia straordinaria, attenta e capace. Certo ci sono stati anche momenti difficili. Ma l’aver conosciuto il rovescio della medaglia è un bene. Per quanto mi riguarda: si impara molto dagli insuccessi. La crisi che ho attraversato mi ha arricchito, allungandomi la vita».
Oggi invece i giovani "talenti" vengono costruiti in tv. Cosa è cambiato rispetto agli anni Sessanta?
«Noi eravamo molto più ingenui, spontanei, venivamo dalla gavetta. Oggi forse è cambiato il modo di comunicare, c’è una velocità maggiore. Francamente credo che una bella canzone resta sempre una bella canzone. Ci vuole talento, capacità e sofferenza il rischio per questi ragazzi è saggiare il successo per un paio di mesi e poi sparire. Una vera condanna».
Che spettacolo si dovranno attendere i salernitani?
«Io inizio cantando "Nel blu dipinto di blu" un brano che mi ha stregato quando ero piccolo. Ricordo che lo ascoltai alla televisione in un bar con mio padre. Vidi Modugno e decisi che da grande avrei voluto anche io cantare. Saranno due ore tra aneddoti e canzoni».
Solo chitarra e voce?
«Sì, suono su questo palco centrale molto vicino al pubblico che avrà modo di interagire, fare domande. Una formula che mi diverte molto ed è anche molto faticoso, però mi rappresenta e la sento molto mia».
E poi si festeggia "Scende la pioggia"?
«Sì, è un brano importante ero appena tornato dal militare e pensavo che nessuno si ricordasse più di me. Invece mi sbagliavo».