Morì sul gommone, condannato l’amico

Tre anni e mezzo a Cosentino, provocò la collisione in cui perse la vita Serena Palermo. Nuova inchiesta su due testimoni

Fu Armando Cosentino a provocare, con la sua imperizia, la morte dell’amica Serena Palermo, nel tragico incidente in mare avvenuto a largo di Capo d’Orso nel ferragosto 2011. A questa conclusione sono giunti i giudici della seconda sezione penale, che ieri mattina hanno condannato a tre anni e mezzo, per omicidio colposo, il 37enne che quella sera era alla guida del natante, assolvendolo invece dell’accusa di naufragio. I giudici (presidente del collegio Ubaldo Perrotta, a latere Cantillo e Trivelli) hanno pure disposto il risarcimento del danno ai familiari di Serena, da quantificarsi in sede civile ma per il quale sono già state decise provvisionali per un totale di 70mila euro: 30mila alla madre e al fratello della vittima, 10mila allo zio, anche lui costituitosi in giudizio tramite l’avvocato Domenico Manzione per chiedere giustizia della morte della giovane.

Serena Palermo aveva 32 anni quando il gommone guidato da Cosentino andò a schiantarsi contro un’altra imbarcazione. Lei sbattè contro una superficie piatta, e l’urto fu così violento da provocare danni irreversibili agli organi interni di addome e torace. Così stabilirono gli accertamenti del medico legale, secondo cui la giovane era già priva di vita quando precipitò in mare e restò impigliata nell’elica con un laccetto del costume. Fu un militare della Guardia Costiera a gettarsi in acqua per recuperarla, ma ogni tentativo di rianimazione fu inutile. Le indagini appurarono pure che Cosentino aveva bevuto più di quanto fosse consentito a chi deve mettersi alla guida di un mezzo: un tasso alcolemico di 1,60 a fronte di un limite normativo fissato a 0,50. Anche per questo i giudici hanno accolto la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero Katia Cardillo. L’avvocato dell’imputato, Lucia Capuano, aspetterrà il deposito dlele motivazioni per decidere sul ricorso in appello, ma intanto il collegio ha disposto che dalla sentenza di ieri prenda le mosse un ulteriore procedimento penale, a carico delle altre due persone che erano a bordo del gommone: Nadia Attianese, moglie di Cosentino, e Sabatino D’Alessio, all’epoca fidanzato di Serena. Per loro è stato deciso l’invio degli atti alla Procura, per valutare responsabilità penali emerse nel corso del dibattimento.

Erano tutti insieme quel tragico ferragosto, due coppie di amici usciti in mare per un bagno a Capri e una serata in Costa d’Amalfi, dove la sera dell’Assunta si sparano i caratteristici fuochi pirotecnici. Quando ci fu lo scontro stavano tornando verso casa, dopo la cena a Maiori. Ma nella sua abitazione di Torrione, Serena non è più tornata.

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