Morì in ospedale, imputato un primario

Chiesto il rinvio a giudizio per il caso Dessì: spirò dopo un mese di ricovero in attesa di un intervento

Morì dopo un mese di ricovero, in attesa di un intervento chirurgico che non fu mai eseguito e che secondo gli inquirenti avrebbe potuto salvargli la vita. Per il decesso del sessantenne salernitano Sebastiano Dessì la Procura ha chiesto ieri il rinvio a giudizio del primario della Chirurgia vascolare del “Ruggi”, Giancarlo Accarino, accusato di aver temporeggiato praticando sul paziente solo cure mediche, invece di intervenire con un’operazione chirurgica per riparare la lesione provocata da un aneurisma cardiaco. Nell’udienza preliminare davanti al giudice Vito Di Nicola si sono costituiti parte civile la moglie e i tre figli dell’uomo, rappresentati dagli avvocati Aniello Feleppa e Giancarlo Gargione. Prima di valutare se disporre il processo o l’archiviazione, il giudice ha deciso di nominare un consulente per approfondire gli aspetti tecnici della vicenda. Una scelta legata anche alle eccezioni formulate ieri mattina dal legale dell’imputato, Vittorio Del Vecchio, secondo il quale dalla relazione del consulente del pm emergerebbero alcune discrasie.

La morte di Sebastiano Dessì risale a un anno fa. Era il 21 maggio del 2012 quando, dopo trenta giorni di ricovero nell’ospedale di via San Leonardo il suo cuore cessò di batere e la famiglia presentò denuncia contro il personale medico. Il sessantenne era già stato operato per un aneurisma cinque anni prima e il 21 aprile arrivò al Pronto soccorso con forti dolori al petto. Fu sottoposto a una tac e subito trasferito nel reparto di chirurgia vascolare in attesa di un intervento chirurgico. Nel paziente si manifestarono però alcune complicazioni: prima uno stato influenzale, poi problemi alla trachea e un progressivo deperimento che rese vane, quando la situazione era ormai degenerata, anche le trasfusioni di sangue praticate nel tentativo di salvargli la vita. Secondo gli inquirenti Accarino sarebbe colpevole, nella sua qualità di responsabile del reparto, per non avere disposto con tempestività un nuovo intervento chirurgico. L’operazione sarebbe servita a riparare la lesione evidenziata dal referto della tac. Invece, secondo l’impianto accusatorio, il medico avrebbe sottovalutato i rischi di una progressiva evoluzione dell’aneurisma. Dessì mori per “rottura con fistolizzazione in esofago della parete del tratto distale dell’aorta toracica” e conseguente choc ipovolemico. A settembre il conferimento formale dell’incarico al consulente tecnico del giudice. (c.d.m.)

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