Morì in corsia a 17 anni Scattano nuove indagini

Colpo di scena nell’udienza preliminare per la morte di un ragazzo di Futani No all’archiviazione per 10 medici del “San Luca” di Vallo: giallo sull’autopsia

VALLO DELLA LUCANIA. Il medico gli diagnosticò una normale influenza ma il paziente, Giuseppe Curto, 17enne di Futani, morì in ospedale dopo una lunga agonia. Le indagini sono ancora aperte e nel registro degli indagati del tribunale di Vallo della Lucania risultano i nomi di dieci medici che a vario titolo ebbero in cura il giovane prima della sua morte.

Un’inchiesta che sembrava destinata a finire nel dimenticatoio, almeno fino a qualche giorno fa, quando il gip Valeria Campanile ha respinto la richiesta di archiviazione del pm e ha chiesto ulteriori spiegazioni ai consulenti dell’accusa in merito agli esisti dell’autopsia effettuato sul corpo del ragazzo. Secondo i consulenti della difesa, infatti, durante l’autopsia fu riscontrato un “buco nel cuore”, che però non risulta nella relazione della controparte.

Giallo anche in merito al tumore riscontrato durante l’autopsia che per la difesa “era sì presente ma dalla natura benigna”. Insomma sono ancora tanti i punti da chiarire in un’inchiesta che fin da subito è apparsa piuttosto complicata. Il gip potrà richiedere nelle prossime ore ulteriori accertamenti.

Il giovane viveva a Futani, a casa di una zia, dopo la separazione dei genitori. Dal racconto dei familiari il 17enne da circa due mesi avvertiva sintomi influenzali: mal di testa, febbre. Il medico gli aveva consigliato anche l'aerosol. Ma le condizioni di salute del giovane non miglioravano affatto. Il ragazzo lamentava l'acuirsi di un dolore al collo. La zia decide così di portate il nipote a visita specialistica da un altro medico, a Montano Antilia, un esperto in ecografie. Il dottore lo visita, effettua degli accertamenti e dispone il ricovero immediato del ragazzo in ospedale.

Il medico sospettò una pericardite, ovvero del liquido al cuore, oltre ad un probabile linfonodo al collo. Tanto era urgente il caso che il medico decise di accompagnare il ragazzo nel nosocomio più vicino personalmente con la propria autovettura. Quando arrivò al pronto soccorso la situazione era già abbastanza critica. Il giovane venne sottoposto a diversi esami, poi ricoverato presso il reparto di pediatria. La situazione degenerò in poche ore, il cuore di Giuseppe smise di battere durante la notte. Ora i familiari cercano semplicemente verità e giustizia.(re.pro.)

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