Morì di parto, condannati due ginecologi 

Stefania Ruocco era di Futani, aveva 35 anni quando ebbe un’emorragia nel corso di un cesareo

FUTANI. Due condanne e due assoluzioni per la morte di Stefania Ruocco, la 35enne di Futani morta di parto al Ruggi di Salerno nel 2011. L’attesa sentenza dei giudici del tribunale di Salerno è arrivata ieri in tarda serata. Per il decesso della giovane mamma cilentana sono stati condannati a un anno (pena sospesa) i ginecologi Carmine Pagano e Gennaro Luongo, quest’ultimo medico di fiducia della donna. Assolti per non aver commesso il fatto, invece, gli altri due imputati: l’anestesista Vito Antonio Miele e il ginecologo Francesco Marino.
Sette anni fa, la mattina del 4 maggio, Stefania Ruocco arrivò all’ospedale di Vallo della Lucania per essere sottoposta a un parto cesareo. Si erano già rotte le acquee. Dopo un consulto con il suo ginecologo, la partoriente cambiò ospedale: si recò al Ruggi di Salerno, dove prestava servizio il medico di fiducia, e fu ricoverata nello stesso pomeriggio nel reparto di ostetricia. Non ci fu tempo, la giovane mamma fu portata subito in sala operatoria. Da quel parto “fatto di corsa”, dopo il viaggi da un ospedale all’altro, nacque una bambina, la terzogenita della donna, madre già di altre due sorelline. La bimba fu fatta subito vedere ai familiari che aspettavano gioiosi davanti alla sala operatoria. La mamma, , invece non usciva. Qualche ora più tardi, il marito fu informato che c’era stata una complicazione e alla moglie avevano dovuto asportare l’utero. C’era stata una violenta emorragia e i medici avevano dovuto agire d’urgenza. Le condizioni cliniche peggiorarono col passare dei giorni fino al decesso. Qualcosa, secondo l’accusa rappresentata dal pm Giovanni Paternoster, non funzionò nella gestione dell’emergenza, conducendo la donna alla morte dopo sette giorni di agonia. Scattò l’inchiesta, che portò al sequestro di tutti i documenti ospedalieri che riguardavano la vicenda della 35enne. Un’indagine allargata, tra gli ospedali di Vallo e Salerno, che portò all’avviso di garanzia per una quarantina di persone. Quanti, per il loro incarico ospedaliero, si erano interessati alla partoriente quel 4 maggio. Il cerchio delle indagini si è stretto col tempo a soli quattro imputati, chirurghi e ginecologi che intervennero nel parto cesareo. Secondo i consulenti della Procura, che si sono alternati sul banco dei testimoni, la 35enne morì a causa di una massiccia perdita di sangue legata all’adesione della placenta alla cicatrice di un precedente cesareo. Per i quattro imputati il pm Paternoster aveva chiesto la condanna a pene che variavano tra i 14 e i 12 mesi. Per due vi è stata invece l’assoluzione. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Francesco Saverio Dambrosio, Fabio de Ciuceis, Giovanni Sofia e Laura Ceccarelli.
Massimiliano Lanzotto
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