Morì al Ciclope, chiesti 7 rinvii a giudizio 

Il pm di Vallo della Lucania ha scagionato solo tre indagati per il decesso in discoteca del 27enne Crescenzo Della Ragione

CAMEROTA. Per la procura di Vallo della Lucania il titolare della discoteca il Ciclope insieme ad altre sei persone dovrà essere rinviato a giudizio per la morte di Crescenzo Della Ragione, il 27enne di Giugliano deceduto il 10 agosto del 2015 all’interno del locale schiacciato da un masso staccatosi improvvisamente dal costone roccioso.
Ha preso il via ieri l’udienza preliminare che vede indagati, a vario titolo, ben dieci persone. Il pubblico ministero Vincenzo Palumbo ha chiesto il rinvio a giudizio per il titolare della struttura, Raffaele Sacco, per l’ex sindaco Antonio Romano, per i due tecnici che avrebbero dovuto occuparsi del controllo del costone, il geologo Antonio Gravina e l’ingegnere Gennaro D’Addio, per l’allora responsabile del servizio demanio del Comune, Antonio Troccoli e del maresciallo della polizia municipale Giovannantonio Cammarano. Tutti sono accusati di omicidio colposo. Il titolare della struttura anche del reato di apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento.
Dovrà invece rispondere di favoreggiamento personale, Antonio Campanile, il buttafuori di Napoli che fece scomparire subito dopo la tragedia la pietra che aveva colpito mortalmente il ventisettenne. Lo stesso intimò ad alcuni giovani testimoni di non riferire dell’accaduto ai carabinieri e suggerì di spostare il cadavere dal luogo in cui si trovava. Anche per lui il pm ha chiesto il rinvio a giudizio.
Situazione diversa per l’ex sindaco Domenico Bortone e per gli ex comandanti della polizia municipale Salvato Donato e Antonio Ciociano per i quali Palumbo ha chiesto il non luogo a procedere.
Lunghe e complesse le indagine svolte per oltre un anno dai carabinieri della stazione di Marina di Camerota dalle quali è emerso che la discoteca non poteva essere aperta al pubblico perché «era in atto un violento temporale e la Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo aveva fatto divieto di svolgere attività in caso di pioggia consistente», ma anche perché «non erano state osservate le prescrizioni della Commissione, riguardanti le verifiche del costone roccioso a seguito delle piogge dei giorni precedenti al 10 agosto 2015».
Inoltre - sempre secondo gli inquirenti - non veniva rispettato il piano di monitoraggio che prevedeva tra l’altro «l’acquisizione quotidiana dei bollettini meteorologici ricevuti dal Comune, il sopralluogo e l’analisi nel caso di condizioni meteorologiche avverse e la valutazione in continuo delle condizioni di stabilità del versante durante l’orario di apertura». Prescrizioni, ben note al titolare della struttura e ai due tecnici che avrebbero dovuto occuparsi del controllo del costone, che se rispettate «non avrebbero consentito l’apertura della discoteca», scrive il procuratore. Ma nel registro degli indagati sono finite anche le autorità che «avrebbero dovuto vigilare sull’attuazione del piano di monitoraggio». Chiara invece la dinamica della tragedia. Il crollo avvenne all’improvviso durante un violento nubifragio. Un masso, precipitato da circa 60 metri d’altezza, colpì in pieno Crescenzo dinanzi agli occhi del cugino che tentò invano di soccorrerlo.
Vincenzo Rubano
©RIPRODUZIONE RISERVATA .