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«Monti e il Cavaliere La sinistra deve restare equidisante»

SALERNO. La data del suo avvicinamento a Sel è il 26 ottobre 2012: quel giorno all’università di Fisciano arrivò il leader del partito, Nichi Vendola, nell’ambito del tour per le primarie di...

SALERNO. La data del suo avvicinamento a Sel è il 26 ottobre 2012: quel giorno all’università di Fisciano arrivò il leader del partito, Nichi Vendola, nell’ambito del tour per le primarie di coalizione. Dario Barbirotti da qualche giorno aveva abbandonato il suo partito, l’Italia dei Valori, nel quale era in atto la scissione dopo le rivelazioni sull’attività di Antonio Di Pietro. Era lì come cittadino ma, poi, sono cominciati i contatti con il partito.

A tre mesi dal quel giorno, il consigliere regionale (ormai indipendente) si schiera in prima persona nella campagna elettorale. «Darò una mano a Vendola affinché la sinistra possa governare tenendosi equidistante da Monti e Berlusconi che hanno pensato solo a favorire banche e finanza e non gli imprenditori».

Perché Sel e non Pd o “Diritti e Libertà”, la formazione creata dall’ex Idv Massimo Donadi? «Tutto il rispetto per Donadi, che è una personalità autorevole ma non ha mosso una critica al governo Monti. Il Pd invece, a mio avviso, è troppo condizionato dai popolari e dagli ex democristiani». Ma lei la tessera di Sel c’è l’ha? «Ancora no». Quali sono i suoi rapporti con la segreteria provinciale del partito? «Ho buoni rapporti con tutti. Michele Ragosta in questi tre anni ha dimostrato di avere buone competenze specifiche nell’organizzazione del partito. E poi ci sono persone che apprezzo come Giampaolo Lambiase e Gerardo Rosania».

Due persone in rotta con il partito dopo le primarie dei parlamentari. Lei cosa pensa di questo “strumento di democrazia”? «Sono state una fiction per tutto il centrosinistra. Secondo me l’Italia non è ancora pronta. Non siamo mica in America. Ad ogni modo c’è stata una gestione molto ortodossa, sinceramente potevano essere gestite meglio».

Lei è stato tra i primi in provincia di Salerno a lasciare l’Idv. Ma nelle ultime ore anche altri – ad esempio il consigliere provinciale Carlo Guadagno – si dicono pronti a lasciare. Come si spiega quest’emorragia interna? «Era diventato un partito troppo personalistico. Non c’era organizzazione sul territorio, come accade in altri partiti. Decideva tutto Di Pietro. Serviva un dialogo dal basso che non c’è mai stato».

Mattia A. Carpinelli

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