Monsignore indagato per ricettazione

Sotto accusa altre cinquantasei persone: avrebbero finto donazioni per mascherare il riciclaggio di denaro

SALERNO. Un giro di assegni circolari da 560mila euro, 57 indagati per ricettazione e, tra loro, un mosignore salernitano che siede nell’organismo vaticano Apsa, l’Amministrazione per il patrimonio della sede apostolica, che gestisce in tutta Italia le proprietà immobiliari e mobiliari della Chiesa. L’inchiesta aperta dalla Procura di Salerno ruota attorno a presunte donazioni fittizie, che secondo l’accusa sarebbero servite a mascherare un maxi riciclaggio di denaro.

Deus ex machina dell’operazione sarebbe stato monsignor Nunzio Scarano, originario di Salerno e entrato nell’Apsa con la qualifica di addetto tecnico di prima categoria. Sarebbe stato lui a contattare gli altri 56 indagati tra Salerno e provincia e a chiedere a ognuno di loro la compilazione di un assegno circolare da 10mila euro, spiegando di dover ripianare i debiti di una società immobiliare titolare di alcune case nel centro del capoluogo. Quei titoli, però, sarebbero stati in realtà solo una partita di giro, perché al momento della consegna i “donatori” avrebbero trovato sul tavolo l’equivalente in contanti, per risarcirli in toto dell’esborso. Secondo gli inquirenti gli assegni dovevano servire a mascherare la reale provenienza del denaro versato nella società immobiliare, una provenienza che si sospetta quindi illecita e sulla quale non è escluso un coinvolgimento dello Ior, la potente banca centrale vaticana.

Il sostituto procuratore Elena Guarino, a cui è stata affidata l’inchiesta, sta acquisendo in questi giorni le dichiarazioni degli indagati, convocati in Procura per gli interrogatori. Sulle indagini c’è il più stretto riserbo, ma si sa che i fatti contestati risalgono al 2009, quando monsignor Scarano e gli ipotetici benefattori si sarebbero incontrati per lo scambio tra soldi e assegni. Sarebbe stato lo stesso prelato a spiegare ai suoi interlocutori di avere già il denaro necessario per ripianare i conti societari ma di non poterlo versare egli stesso, chiedendo quindi di fingere una donazione. Confidenze fatte a persone in cui doveva avere totale fiducia e che adesso rispondono con lui del reato di ricettazione. In che misura ci sia in questa vicenda un coinvolgimento dell’Apsa non è ancora chiaro. L’organismo – di cui è membro anche il cardinale salernitano Raffaele Martino – è il Dicastero della Curia romana al quale spetta di amministrare i beni di proprietà della Santa Sede. Lo fa in molti casi con l’ausilio di società immobiliari, tra cui potrebbe rientrare quella coinvolta nell’inchiesta salernitana. Le indagini sono però ancora agli inizi e le fila si tireranno solo nelle prossime settimane. con la messa a confronto dei verbali di interrogatorio.

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