Salerno

Monsignor Scarano sarà processato per usura

Al prelato salernitano contestati quattro prestiti per un totale di 120mila euro

SALERNO Un altro processo per monsignor Nunzio Scarano. L’alto prelato, infatti, è stato rinviato a giudizio per usura ed esercizio abusivo del credito. La decisione è di ieri ed è stata assunta dal gup Elisabetta Boccassini del tribunale di Salerno su richiesta del pm Elena Guarino.

Al prelato salernitano sono contestati quattro prestiti con presunti tassi usurai. L'ex addetto contabile all'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Santa Sede) avrebbe prestato una somma complessiva di 120mila euro. Le linee di credito contestate dalla procura sono riferite ai 40mila euro prestati alla commercialista Tiziana Cascone, che si è costituita parte civile, ai 20mila (10mila per volta) dati a un medico che aveva sposato una sua nipote, ai 50mila finiti sul conto dell’associazione “Terra mia”, di cui è rappresentante Sergio Piperata, uno dei tre indagati per il furto nell’appartamento di via Guarna e socio di Massimiliano Marcianò, l’imprenditore romano ex amico di Scarano e ora suo principale accusatore.

Per l’accusa il denaro era destinato a Marcianò e sarebbe stato usato per finanziarne l’attività di organizzatore di eventi. Monsignor Scarano si sarebbe di fatto sostituito alle banche, che pare avessero chiuso i rubinetti del credito. Anche il marito della nipote avrebbe ricevuto cospicue somme di denaro, ma solo nelle due tranche da 10mila euro le indagini avrebbero trovato nelle intercettazioni telefoniche la conferma dell’applicazione di un tasso di interesse. Dove, invece, la procura ha riscontrato i presunti tassi usurai è nei prestiti al medico. Infine c’è il caso della commercialista che avrebbe avuto i soldi per aiutare il compagno. Nelle conversazioni telefoniche con le parti offese, intercettate dalla procura, monsignor Scarano, difeso dall’avvocato Silverio Sica, sosteneva che quei soldi erano frutto di un mutuo contratto con lo Ior. Ìl prelato faceva presenta anche della necessità di dover rientrare entro scadenze tassative per non pagare penali.

Per l’accusa era tutta una sceneggiata che serviva a lucrare qualche interesse e a fare pressione sui debitori. All’imputato sono stati sequestri 3.120 euro, la somma a cui è stato circoscritto il supposto provento di usura. La vicenda sarà approfondita durante la fase dibattimentale quando sarà instaurato il contraddittorio tra le parti e si esamineranno gli elementi di prova e le testimonianze a favore e a discapito dell’accusato.

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