Molestava l’allievo, coach condannato 

Il Tribunale ha inflitto sei anni e mezzo al giovane istruttore di basket per il rapporto “eccessivo e morboso” col minore

È stato condannato a sei anni e sei mesi di carcere il maestro di basket accusato di molestie sessuali: la sentenza è arrivata nel primo pomeriggio di ieri dopo la camera di consiglio, con un incremento rispetto ai sei anni chiesti dal pubblico ministero. I giudici del Tribunale di Nocera Inferiore hanno letto il dispositivo in aula rimpinguando la requisitoria dell’accusa, pronunciata due settimane fa dal pm Ernesto Caggiano.
L’istruttore di pallacanestro è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale commessa nei confronti di un ragazzino undicenne, suo allievo, con la ricostruzione del rapporto tra insegnante e allievo divenuto «eccessivo e morboso», fino alle molestie. Nel corso del dibattimento erano stati acquisiti agli atti anche i messaggi scambiati via cellulare, «oltre seicento in circa 5 mesi», come riferito in aula dal maresciallo che si occupò dell’informativa, per una media superiore di dieci volte rispetto al numero di tutti gli altri contatti telefonici totali, con numerose conversazioni notturne.
I fatti in gran parte sono accaduti in una palestra ad Angri, luogo dove è nato e cresciuto il rapporto contestato. In aula era comparso a testimoniare anche un amico dello zio della vittima, il quale riferì di aver visto un bacio a stampo durante una serata in pizzeria, dov’erano insieme il maestro e l’allievo undicenne.
Il giovane istruttore di pallacanestro era finito a giudizio con decreto di rito immediato, dopo l’incidente probatorio acquisito agli atti del dibattimento con il racconto del minore, ascoltato in modalità protetta, a confermare le ricostruzioni degli inquirenti. Secondo i giudici il ventiseienne coach, difeso dagli avvocati Giovanni Palumbo e Giovanni Annunziata, è colpevole di atti sessuali commessi e tentati nei confronti di un suo allievo, con episodi risalenti alla fine del 2015 nei confronti del ragazzino di Scafati, finito al centro delle attenzioni "morbose e invadenti" dell’istruttore, con la contestazione ulteriore dell’abuso del rapporto privilegiato stabilito tra insegnante ed allievo.
La vittima e i suoi familiari, assistiti quali parti civili dall’avvocato Giuseppe Buongiorno, avevano denunciato la vicenda tramite la madre del ragazzino, ripercorrendo il racconto del piccolo, i mesi di frequentazione, i regali, tra cui un cellulare necessario per i contatti, fino alla volta in cui il coach dormì col piccolo abusando anche della fiducia dei genitori, comportandosi per l’accusa come un fidanzato qualunque. Il processo di primo grado si è chiuso con il riconoscimento di colpevolezza del coach e la relativa condanna superiore a quanto richiesto dalla pubblica accusa.
Alfonso T. Guerritore
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