Mohammed seviziato per farlo parlare

Al 37enne marocchino trovato agonizzante a Scafati sono stati fatali i colpi inferti alla testa con un corpo contundente

SCAFATI. Fatali i colpi alla testa inflitti con un corpo contundente rudimentale: sono state le ferite al capo ad uccidere Mohammed Azzam, il marocchino di 37 anni picchiato e seviziato il 23 febbraio scorso nella sua abitazione di via San Pietro, cortile Fienga, a Scafati. Il medico legale, Antonio Mirabella, ha effettuato ieri mattina l’esame autoptico sul corpo dell’uomo, trasportato in fin di vita all’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore e deceduto il 25 febbraio. L’autopsia ha evidenziato le numerose ferite superficiali sull’addome inflitte con un coltello affilato. Gli assassini – molto probabilmente – volevano spingerlo a rivelare qualcosa e per costringerlo a parlare lo hanno torturato, legato con un filo elettrico ai polpacci e con una kefiah alle ginocchia. Diverse le ferite al capo, riscontrate durante l’autopsia, che hanno letteralmente fracassato il cranio alla povera vittima. Sono state quelle letali. Non sono stati riscontrati, invece, segni di violenza sessuale, anche se Mohammed Azzam è stato trovato denudato.

Secondo una prima analisi del medico legale, le ferite sarebbero state inflitte poche ore prima del ritrovamento dell’uomo agonizzante. A supportare questa tesi le dichiarazioni dei vicini di casa che hanno sentito delle urla qualche ora prima della terribile scoperta. L’autopsia ha anche circoscritto l’orario in cui è avvenuta l’aggressione: un elemento molto utile alle indagini. I carabinieri del nucleo operativo del reparto territoriale di Nocera Inferiore, agli ordini del capitano Michele Avagnale e del maggiore Enrico Calandro, scandagliano la vita dell’uomo, residente a Scafati, e in particolare le sue frequentazioni nella comunità marocchina. Il 37enne pare sia stato visto in compagnia di due connazionali poco prima della sparizione. Sicuramente, gli assassini lo hanno seviziato per costringerlo a rivelare qualcosa, un segreto che Mohammed Azzam era pronto a custodire ad ogni costo.

Fino a qualche tempo fa, il marocchino viveva con una donna extracomunitaria, ma pare che fin dal primo momento gli inquirenti – coordinati dal sostituto procuratore Giuseppe Cacciapuoti – abbiano escluso la pista passionale. Troppo crudeli le sevizie inflitte alla vittima da giustificare un omicidio d’impeto. La testimonianza della donna, tuttavia, potrebbe essere utilissima per ricostruire la rete di relazioni del 37enne. I carabinieri hanno continuato anche nei giorni scorsi a sentire le testimonianze extracomunitari che gravitavano nella cerchia di amici della vittima. Fondamentali le sue frequentazioni, ma anche i contatti telefonici che il 37enne ha avuto nei giorni precedenti al barbaro pestaggio. È stato ascoltato anche un fratellastro di Mohammed che vive a Sarno, ed è stato proprio lui a fornire le prime indicazioni sulla vita dell’uomo ucciso a Scafati.

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