voglia di alleanze

Moderati e sindaco “arancione” Patti incrociati e sguardo a destra

SALERNO. Primarie a parte, il giorno successivo si dovrà discutere di coalizioni e apparentamenti. Per la verità anche e soprattutto in queste ore, i pretendenti alla poltrona di presidente della...

SALERNO. Primarie a parte, il giorno successivo si dovrà discutere di coalizioni e apparentamenti. Per la verità anche e soprattutto in queste ore, i pretendenti alla poltrona di presidente della Regione già ne discutono, ma ognuno a modo suo. Lo fanno anche i partiti e anche in questo caso, all’interno, ognuno ha una sua posizione. Un bel caos insomma. A destra quanto a sinistra, con la variabile Nuovo centrodestra che strizza l’occhio al Partito democratico e contemporaneamente ribadisce il suo impegno per Caldoro. Così come quelli del Pd che «guai a trattare con De Magistris»; o quelli come il renziano Luigi Famiglietti che mette alla gogna i De Mita; o chi come Michele Grimaldi, dirigente campano dei democat, che su una eventuale alleanza con Ncd e Udc dice: «Non mi pare che in nessuno dei sacri libri delle grandi religioni monoteiste venga prescritto il diritto divino di questo presunto “centro”, che oscilla come un pendolo da destra a sinistra». E poi c’è chi alle polemiche ideologiche e personali fa valere la ragione dei numeri e lo fa sulla base di una unica domanda: si vuole vincere in Campania?

E allora il ragionamento parte proprio da questo “centro” che sbatacchia a destra e sinistra e che, tanto per restare in casa nostra, a Palazzo Sant’Agostino è ago della bilancia. Perché è vero che non lo consiglia il medico, ma se Cobellis fosse stato snobbato e lasciato a destra oggi la Provincia sarebbe nelle mani di Romano e non di Canfora. E allora i deluchiani di stretta osservanza fanno notare, e i numeri non racconta bugie, che alle scorse europee il Partito democratico, in Campania, ha sì vinto ma non ha ottenuto lo stesso risultato nazionale, quel 40 per cento che fece brillare gli occhi a Renzi. Qui da noi il Pd si è fernmato al 36,1% tre punti in più del centrodestra. E volendo guardare alle scorse regionali, quelle per intenderci dove Vincenzo De Luca perse con 17 punti percentuale di scarto, il batacchio Udc collocato al fianco di Caldoro portò a casa il 9,40% conquistando sei seggi.

Questo significa che la Campania «è a trazione centrodestra» dove il centro diventa effettivamente importante. Allora la forza politica di De Luca dove risiede? «Nella capacità di aggregare» fanno notare i suoi contabili. E aggregare significa portare in dote l’esperienza di Palazzo Sant’Agostino e dunque l’Udc; ma riuscire a far convergere anche i voti di De Magistris su De Luca, fosse solo per il mal comune (leggi alla voce “legge Severino”) che diventerebbe mezzo gaudio. De Magistris - sindaco che il Pd impallina un giorno sì e l’altro pure - intanto si sta organizzando a sinistra (Sel e Rifondazione che guai a parlargli di primarie e Pd). De Magistris però, con De Luca, oltre alla Severino, potrebbe anche avere via libera per piazzare il fratello Claudio alla Regione. L’ipotesi è al vaglio. In fine c’è sempre quell’elettorato di destra (Carlo Aveta ad esempio) che guarda a De Luca con interesse, certo poca roba: ma buttala via.

Sempre nel partito, candidati come Andrea Cozzolino o Gennaro Migliore invece, hanno già demandato al partito - così come dovrebbe essere - le scelte di condurre le trattative con chi far sedere a tavola. Anche se, la geografia di ognuno è molto frastagliata. Pare che Migliore riesca a pescare anche tra i bassoliniani e tra i suoi ex compagni di partito. Anche in questo caso però, il quadro di Sinistra Ecologia e Libertà non è proprio limpido. Se l’ordine di scuderia partito da Vendola è quello di rimanerne fuori - almeno alle primarie -localmente poi non è proprio così. Ricordiamo che proprio a qualche incontro dell’europarlamentare, a Napoli, personaggi significativi di Sel erano presenti. Anche a Salerno, giusto per una curiosità, l’altra sera al Grand Hotel, al convegno sullo sport promosso da Mgs - Impegno Sociale, si è vito anche Franco Massimo Lanocita: solo per salutare i suoi amici bassoliniani? Insomma, per ritornare alla parabola dei deluchiani, o la Campania è davvero sacrificabile in nome e per conto di un radicale cambiamento della classe dirigente del Pd (Patto del nazareno?) o il tutto è riconducibile ad un braccio di ferro tra ex comunisti ed ex democristiani proprio all’interno del Pd. E infine la il mantra dell’uomo libero che non garantirebbe i consiglieri regionali uscenti, quelli che difatto mantengono in vita il governo di Caldoro pur criticandolo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA