Moda mare Positano Quando l’artigianato diventa super chic

Stoffe naturali e design semplice ma sempre di gran classe Ecco il segreto delle boutique in voga da oltre sessant’anni

POSITANO. Tutto è iniziato negli anni ’50, quando le donne per sentirsi un po’ dive legavano un foluard tra i capelli. Poi, negli anni ’60, sono arrivati i primi bikini e, solo dopo, gli abiti nei colori della terra e del mare, per cui oggi si parla di “Moda Positano” in tutto il mondo. Piazza dei Mulini si apre come uno scrigno con le sue boutique a chi decide di fare tappa nella località più chic della Costiera. Qui la bellezza non passa mai di moda e lo stile si evolve pur serbando inalterata quell'eleganza leggiadra che scivola sul corpo grazie ai tagli di abiti perfetti seppur minimali, che non coprono il corpo ma lo assecondano. Tra i pionieri dello stile c’è Vito Casola che, con la sua arte sartoriale, porta avanti una bottega che è il fiore all’occhiello del made in Italy insieme alla moglie, Maria Rosaria Mandara, che tutti conoscono come “Brunella” che poi è anche il nome della boutique. «Resistiamo alle tasse e all'invasione degli asiatici», racconta Vito mentre è immerso tra le sue creazioni. In principio c’era la garza, quella che usavano i tappezzieri, poi arrivò il satin che da fodera diventò tessuto, tutto tinto e candeggiato “in capo” ovvero dopo la confezione degli abiti. «Era una moda romantica – ricorda Casola che quest’anno festeggia 50 anni di attività – poi arrivarono i jeans con cui realizzammo i primi patchwork. Fummo i primi a realizzare i jeans a zampa di elefante senza cuciture». La moda optical degli anni ’80 mescolò la lycra con il jersey e dopo il flah moderno, la moda Positano subì una battuta d’arresto.

«Non sapevamo più cosa fare – aggiunge Casola – andava di moda il pessimo gusto. E allora ho chiuso e ho ricominciato daccapo». Cominciò l’epopea del lino, da tessere con le cosidette “navette di legno”, gli antichi telai napoletani. Tra i clienti di Casola, inutile a dirsi, illustri protagonisti del cinema di ieri e di oggi: da Franco Zeffirelli a Giuliana De Sio. E adesso, tutto è nelle mani della seconda generazione di artigiani, i figli Cristina, Antonio e Annamaria. Tra le novità di quest’anno c’è la “tuta gnocca” il cui solo nome è un intento programmatico. E poi c’è Pepito, al secolo Salvatore Esposito, un grande precursore della “Moda Positano”. Esposito imparò il mestiere da uno dei grandi sarti positanesi dell’epoca. Poi, dopo aver appreso l’arte e aver lavorato in Svizzera, fu fra i primi a mettersi in proprio negli anni Sessanta.

Esposito è scomparso nel 2011 e adesso ci pensa la moglie Silvia a portare avanti la bottega, insieme a sua figlia Monica che disegna i modelli. «La nuova collezione prevede tagli asimmetrici e tanto colore», racconta. I tessuti prescelti, sempre il lino e la seta.

I grandi marchi (Fiorucci e Benetton per citarne solo alcuni) spesso approdano a Positano per fare incetta di capi da rimettere poi sul mercato. Ma se non si insegue la griffe, lo stile Positano è davvero accessibile a tutti, grazie a prezzi contenuti che ben si adattano al mood leggiadro del borgo che giace ai piedi del Sentiero degli Dei.

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