«Mio figlio si è sentito discriminato»

Parla il padre del ragazzo di Oliveto che ha incendiato il portone della scuola: «Non lo giustifico, ma lì mancano le regole»

OLIVETO CITRA. Dà sfogo ad un’alternanza di sentimenti, Orazio Strollo, padre dello studente incendiario, mentre cerca di frugare nelle pieghe più profonde dell’animo del figlio per spiegarne l’assurdo gesto di appiccare il fuoco alla porta dell’Ipsia di Oliveto Citra nel giorno in cui iniziavano gli esami di maturità. Sconforto e rabbia per quanto è accaduto, si alternano e si riflettono nel suo sguardo, palesando tutto il suo tormento interiore.

Non difende il figlio Riccardo, Orazio Strollo, titolare dell’azienda di trasporti “Lts”, anzi, riferisce di averlo ammonito ed esortato ad essere più tollerante verso eventuali discriminazioni che il ragazzo ritiene di aver subito; tuttavia, cerca di scorgere le motivazioni più profonde che hanno indotto il figlio all’atto inconsulto. «Sono stato un padre molto presente nell’educazione dei miei figli - racconta - Anche se per lavoro sono spesso costretto ad assentarmi da casa, ho sempre chiesto a mio figlio chi frequentasse, cosa facesse e gli ho raccomandato il rispetto verso gli altri e l’onestà come si conviene ad una famiglia perbene qual è la nostra, ma sinceramente non mi ha dato mai problemi, se non quello dello studio. Dalle elementari alle medie, nei giudizi riportati nelle pagelle era scritto: non studia, ma è educato. Riccardo è un ragazzo sensibile e di buon cuore».

Ed a questo punto, la sofferenza che mostra Orazio, cede il posto al risentimento. «Mio figlio è entrato nell’istituto Ipsia da persona educata e ne è uscito delinquente, è pieno di rabbia verso i docenti, e per la scuola questa è una sconfitta. Lui ama la giustizia. Quando non è stato ammesso agli esami si è sentito discriminato rispetto agli altri 4 compagni di classe che pur scadenti come lui, sono stati ammessi; non lo giustifico, ma cerco di motivare tanta rabbia, non il gesto».

È un fiume in piena il genitore mentre racconta la sua verità: «Il fallimento scolastico non è solo dei non ammessi, ma anche degli insegnanti perché su 11 alunni nella sezione di mio figlio, ben 7 non sono stati ammessi, nell’altra 5, su 15. Quella è una scuola dove si trasgrediscono le regole, i ragazzi sempre affacciati alle finestre, escono ed entrano quando vogliono, senza nessun controllo, così i docenti. Solo un professore è autorevole, per cui mio figlio portava a scuola solo libri e quaderni relativi alla sua materia; Gli altri? preferisco non parlarne: da quello che mi dicono volano parolacce, qualche ingiustificato scatto d’ira; invece dovrebbero aiutarli e non denigrarli, motivarli e non mortificarli».

Pina Gaudiosi

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