la Costituzione di parte civile

Ministeri e Crescent «Una spesa ingente per riparare i danni»

Se il Ministero dei Beni culturali chiede solo i danni di immagine, quello dell’Ambiente rivendica per l’edificazione del Crescent anche il risarcimento di un danno patrimoniale definito “ingente”....

Se il Ministero dei Beni culturali chiede solo i danni di immagine, quello dell’Ambiente rivendica per l’edificazione del Crescent anche il risarcimento di un danno patrimoniale definito “ingente”. Lo si legge a chiare lettere nell’atto con cui i due dicasteri si sono costituiti parte civile nel processo, un atto accompagnato da un’autorizzazione della Presidenza del Consiglio che porta la firma del sottosegretario di Stato Graziano Delrioe su cui si è già innescata l’opposizione dei difensori.

Per il Ministro dell’ambiente il danno economico si concretizza («nell’ipotesi che all’esito del giudizio fosse accertata la responsabilità penale degli imputati») in tre punti: l’occupazione illecita di una quota di suolo demaniale, con conseguente perdita di una parte della spiaggia e a l’occupazione dello specchio di mare antistante, oltre alla deviazione del Fusandola; la realizzazione abusiva del Crescent, perché avvenuta «in sostanziale assenza della prescritta autorizzazione paesaggistica/ambientale» e quindi la illegittimità delle operazioni di sbancamento; le compromissioni dell’ambiente che si assumono riscontrate dai consulenti della Procura e che sarebbero consistite nell’utilizzo impropri di detriti derivanti dalla demolizione del pastificio Amato. Una contestazione, quest’ultima, di cui però non c’è traccia nel capo d’imputazione e che fa parte invece di un altro processo sui lavori per piazza della Libertà.

Il Ministero calcola una «conseguente ingente spendita di danaro pubblico per far fronte, almeno in parte, ai relativi danni subiti, nell’ottica di tutelare la salute dei cittadini e di ripristinare l’ambiente danneggiato». Poi c’è il problema morale, perché «le condotte incriminate hanno provocato un danno all’immagine e al prestigio dell’Amministrazione». Lo stesso danno evidenziato dal Dicastero dei beni culturali, che non era stato individuato tra le parti offese ma ha deciso di costituirsi in giudizio per il pregiudizio arrecato dalle condotte dell’ex soprintendente Zampino e dai funzionari Affani e Villani.

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