Minacce e violenze in famiglia, condannato 

Un anno con la condizionale a un professionista che pestava e insultava la moglie davanti ai figli

«Prendo la pistola di mio padre e ti uccido». Una turbolenta storia familiare Di mezzo gli schiaffi e i calci, gli insulti e le minacce. E la denuncia, le indagini, il processo, il file audio decisivo e poi la condanna: un anno di reclusione con sospensione condizionale della pena. Così ha deciso Pietro Giocoli, giudice monocratico della sezione penale del Tribunale di Salerno, che nei giorni scorsi ha pronunciato la sentenza contro un professionista battipagliese di 49 anni, T. C. le sue iniziali, colpevole di maltrattamenti ai danni dell’ex moglie, S. D. F., una casalinga quarantenne.
I fatti risalgono al 2010. I due erano ancora sposati e avevano due figli, di 8 e 4 anni. «Nei miei confronti, atti di violenza e aggressioni fisiche», lamentava la donna nella denuncia depositata in caserma. «Prima le discussioni non venivano accettate da lui, che s’innervosiva per poi aggredirmi; ultimamente, invece, le aggressioni avvenivano perché gli manifestavo la mia intenzione di separarmi, e lui non lo accetta», si legge nella deposizione della donna. Tre mesi prima un alterco in presenza dei figli: «Mi ha presa a calci, colpendomi alle anche», racconta la casalinga. Qualche settimana dopo, sempre davanti ai bambini, un altro scontro: «Mi ha sferrato un violento schiaffo in faccia - denunciava - solo perché gli avevo chiesto spiegazioni di un trasferimento di fondi». La casalinga ha spiegato tutto ai militari: «Negli ultimi tre mesi, mi diceva “tro…, put…, prendo la pistola di mio padre e ti uccido”, e una volta ha pure telefonato a mio papà e gli ha detto “venitevi a prendere vostra figlia altrimenti l’ammazzo”».
La sera del 26 maggio 2010, l’uomo, rincasato, chiede alla moglie di togliere l’auto dal garage della madre. Lei s’oppone, e lui prende le chiavi del veicolo e si precipita giù. La donna lo segue, ma l’uomo le avrebbe sferrato un violento schiaffo al volto strattonandola. «Chiamo i carabinieri! Chiamo tuo fratello», urla la donna: l’uomo molla la presa e lei torna in casa. Qui, mentre i figli sono in soggiorno, il professionista blocca la moglie in camera da letto per un’ora. C’è un apparecchio che registra: quell’audio, insieme ai referti ospedalieri, sarà decisivo per le indagini, coordinate dal pm Silvia Rinaldi. L’uomo, in lacrime, implora la moglie di non separarsi da lui. Lei stavolta non ci sta: «Voglio la separazione per la tranquillità mia e dei miei figli».
La procura indaga e a luglio 2012 il gup Attilio Franco Iorio dispone il rinvio a giudizio. Alla fine Giocoli ha deciso: l’uomo, già sotto processo per stalking e destinatario pure d’un decreto del Tribunale dei minori che non gli consente di vedere i figli, è colpevole di maltrattamenti a familiari. Il 27 marzo scorso è stato condannato a un anno di reclusione, pena sospesa con la condizionale, al pagamento delle spese processuali, a un risarcimento del danno morale da 5mila euro e alla rifusione delle spese di costituzione in giudizio della donna, difesa da Carmen Rosalia.
Carmine Landi
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