Minacce all’imprenditrice Gli indagati restano muti 

Sono accusati di atti intimidatori al fine di estorsione contro una nocerina Colpi di arma da fuoco contro il portone e deposito incendiato a Sant’Egidio

SANT’EGIDIO DEL MONTE ALBINO. Hanno scelto il silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere, i tre indagati Sabato Abagnale, di Angri, Gennaro De Gregorio e Pasquale Ruggiero, di Sant’Antonio Abate, finiti in carcere con l’accusa di aver compiuto atti intimidatori al fine di estorsione ai danni di una imprenditrice nocerina. L’interrogatorio di garanzia, svolto ieri mattina davanti al gip del tribunale di Salerno, Alfonso Scermino, si è concluso rapidamente, in presenza del pubblico ministero della Dda, Marco Colamonici.
L’inchiesta riguarda le intimidazioni eseguite contro l’imprenditrice nocerina, proprietaria di un deposito di farmaci, finita nel mirino dei tre uomini accusati di concorso in tentata estorsione aggravata dal metodo di camorra.
I tre sono finiti in carcere all’alba di venerdì scorso, nel blitz eseguito dai carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore, coordinati dalla procura distrettuale Antimafia di Salerno, per l’esecuzione di due singoli episodi criminali. Il primo è un incendio appiccato al deposito di farmaci in località Sant’Egidio, l’altro riguarda una sparatoria contro l’abitazione privata della donna. Il lavoro degli investigatori ha messo insieme indizi e dati fino ad identificare l’autore materiale degli spari, scappato a bordo di un’auto in compagnia di due complici, con ulteriori ruoli e persone non identificate. Agli atti c’è anche la lettera minatoria pervenuta alla vittima, lasciata sul luogo degli spari, sull’uscio del portone dell’abitazione della vittima. Dalla prima identificazione arrivarono anche quelle degli altri due componenti del gruppo, rintracciati con accertamenti tecnici e gps: il loro ruolo di supporto materiale ricordò alle vittime l’ulteriore episodio consumato contro di lei, quando le fiamme di un incendio interessarono un deposito. L’incendio fu commesso il 29 maggio scorso, contro un capannone di proprietà della vittima, con scopo identico, mentre gli spari di pistola contro l’abitazione risalgono a luglio. Fu Pasquale Ruggiero, per la procura, a sparare, materialmente, “protetto” da un casco integrale, con la fuga aiutata dagli altri due.Il secondo “avvertimento” è datato 17 luglio scorso, data del raid armato. Il contenuto della lettera era chiaro: ««Chist’ è nat’ avvertiment’ - si leggeva - vist’ che fai fint’ ’e nu’ capì o primm’, tamm’ appicciat’ ’o capannone ’e farmaci e manc’ e’ capit’. Tamm’ fatt’ avvè nu’ sacc’ ’e messagg’ e manc’ capisc’. Tu nun si scem’, fai finta e non capire, te volimm’ verè stesa morta accis’, o paghi o nun ce fermamm’, è inutile che te fai chiammare dottoressa, nui nun ce arrendimm’ fin’ a quand nun sì morta, tutti annà sapere che si’ na’ femmina ’e nient’ e sappi che nisciun’ ti pò proteggere».
Alfonso T. Guerritore
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