Minacce al figlio dell’ex convivente 

Rischia il processo un cinquantaduenne paganese accusato di stalking

«Ti posso aspettare al rientro, attenta a non cadere dalle scale stasera». «Ti sei divertita, da adesso in poi si inizia a piangere». «Inizia il divertimento, ora vediamo se esci di testa tu o qualcun altro»: Erano questi i messaggi inviati in serie da G. D., il paganese cinquantaduenne atteso dall’udienza preliminare dopo la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura nocerina. In particolare, l’uomo non accettava l’allontanamento della ex convivente ed era deciso a impedirle una vita normale con una lunga serie di minacce e offese pesanti proferite dal vivo e via messaggi. «Ti stai prendendo troppe libertà, ti ho avvisata, donna avvisata mezza salvata - spiegava lui, sempre via sms - da ora in poi farai la fine che meriti, e se non la fai tu te la faccio fare io».
Per effetto di questi messaggi minatori la donna non usciva più di casa. Il 14 ottobre dello scorso anno arrivò un altro messaggio simile al termine di un pedinamento: «La prossima volta fatti accompagnare fino al palazzo, capito, no che al garage la fai andare via». Il 5 e 6 gennaio di quest’anno se la prese invece anche con il figlio minorenne della donna, fingendo però di essere la madre e offendendolo a sua volta. Ancora, la stessa donna è stata pedinata continuamente fino al febbraio 2018, con l’ansia della malcapitata che cresceva. Il figlio, a sua volta, fu ulteriormente messo nel mirino per arrivare ad intimidire la madre, anche lui pedinato fino all’ingresso di scuola con un appostamento riportato in una delle tante denunce presentate dalla donna.
La situazione è diventata insostenibile al punto da spinegere la vittima della persecuzione a rivolgersi all’autorità giudiziaria, con una prima denuncia ai carabinieri della tenenza paganese per illustrare la situazione e le paure per eventuali gravi conseguenze, e ulteriori consecutive integrazioni aggiungendo di volta in volta i nuovi episodi, tra messaggi, intimidazioni verbali, offese e i temuti appostamenti, con l’allargamento del raggio d’azione nei confronti del figlio incolpevole e il clima di paura diffuso temendo i suoi comportamenti.
Alfonso T. Guerritore
©RIPRODUZIONE RISERVATA