Minacce ai pusher, Ciardi respinge le accuse

L’ebolitano fermato nel blitz della Mobile è comparso all’udienza di convalida: «La droga non c’entra»

«La droga non c’entra». Umberto Ciardi respinge le accuse. Il pregiudicato ebolitano, difeso dall’avvocato Antonio Boffa, nel corso dell’udienza di convalida del fermo di indiziato di delitto, ha reso spontanee dichiarazioni. Ieri, intanto, sono comparsi in tribunale Cosimo Dianese, Cosimo Petrillo e Luca Sansone, difesi dall’avvocato Nicola Naponiello. Sono quattro dei sei arrestati nel blitz della Mobile di Salerno, diretta dal dottor Tommaso Niglio, su un presunto giro di droga ed estorsioni nella Piana del Sele. Per la pubblica accusa, rappresentata dai pm Elena Guarino e Vincenzo Senatore della Dda, Ciardi era il perno di un gruppo di grossisti che acquistavano droga nel Napoletano e la rivendevano a pusher locali. Chi di loro non pagava il debito, subiva minacce ed estorsioni con modalità mafiose. «Vengono i Napoletani e vi ammazzano», è una delle frasi minacciose rivolte a uno spacciatore insolvente.
Tra gli arrestati, finiti in carcere a Fuorni, c’è anche Francesco Rosa, 34 anni, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno a Scafati. Il sesto indagato è Vincenzo Esposito di Villaricca, in provincia di Napoli.
L’attività investigativa della Mobile, coordinata dalla Dda, è iniziata a novembre dello scorso anno. La polizia ha operato attraverso intercettazioni e appostamenti. Un intenso lavoro investigativo che ha permesso di ricostruire la rete di collegamenti tra pusher con la base storica ebolitana. Lo spaccio aveva ramificazioni in tutta l’area a sud della provincia. Un voluminoso giro di affari attraverso il commercio della cocaina che arrivava su richiesta dai grossisti napoletani. E sulla scorta dell’organizzazione dei clan partenopei, il gruppo rivendeva la droga agli spacciatori di quartiere o di paese. Secondo le indagini della polizia, nel giro non si accettavano dilazioni del debito. Chi non pagava subiva pesanti minacce. La più frequente era quella di rimettere il debito nelle mani “dei napoletani”. Per fare più paura aggiungevano il dettaglio che i loro interlocutori “non scherzano, sparano”. Per quelli che non si piegavano neppure davanti alle minacce, partiva la spedizione punitiva. Due, finora, sono i casi di estorsione in danno di pusher scoperti dagli inquirenti. Gli indagati, per questi episodi, sono Dianese, Ciardi, Sansone e Rosa.
Nei prossimi giorni è attesa la decisione del gip sui sei fermi eseguiti dalla polizia.
Massimiliano Lanzotto
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