l’allarme di confcommercio

Mille nuove attività in un trimestre «Ormai i negozi hanno vita breve»

Che il commercio vivesse, ormai da qualche anno, un momento di profonda crisi non è certo una novità. Il calo dei flussi di circolazione del denaro e l’incessante contrazione dei consumi interni...

Che il commercio vivesse, ormai da qualche anno, un momento di profonda crisi non è certo una novità. Il calo dei flussi di circolazione del denaro e l’incessante contrazione dei consumi interni hanno portato a una chiusura a catena di moltissimi negozi. Mentre in provincia di Salerno il fenomeno va avanti da anni senza conoscere sosta con attività commerciali che chiudono per scelta prima della bancarotta o per l’effettiva impossibilità di coprire le spese e guadagnarsi da vivere, negli ultimi tempi questa tendenza ha colpito anche il centro cittadino. A Salerno, nelle strade dello shopping per eccellenza, non si era mai vista una tale raffica di chiusure. Chiudono i piccoli negozi ma anche i grandi franchising come accaduto lo scorso mese di dicembre con la Coin. Ed è proprio questo segnale a restituire l’immediata consapevolezza che non c’è alcuna reale ripresa nel settore. «La situazione del commercio nei nostro territori è davvero drammatica- ha spiegato il direttore di Confcommercio Salerno Mariano Lazzarini- abbiamo un problema serio con le attività commerciali che hanno una vita sempre più breve». Secondo i dati emersi dall’analisi sulla dinamica imprenditoriale del primo trimestre del 2015 forniti da Infocamere ed elaborati dalla Camera di Commercio di Salerno, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Economico Provinciale, le imprese registrate al 31 marzo scorso sono 118mila 517 con un dettaglio di 2mila 435 iscrizioni a fronte di 2mila 740 cessazioni facendo registrare un saldo negativo di 305 attività. Il tasso di crescita è dunque negativo anche se in lieve recupero tra il 2014 ed il 2015 quando si è rispettivamente registrato -0,52% e -0,26%. Delle 118mila 517 imprese del salernitano quasi il 31% fanno parte del settore commerciale. Lo stock registrato al 31 marzo 2015 è di 36mila 492 imprese (per la precisione il 30,8% del totale). Tra i 2014 ed il 2015 la variazione relativa la tasso di crescita è stabile rimanendo al -0,6%. Delle nuove imprese iscritte al 31 marzo scorso (secondo l’indagine in totale sono 2mila 435) il 41,4 per cento sono attività commerciali e più in generale del terziario per un totale di circa 998 imprese. Le cessazioni, che in totale sono 2mila 740, rappresentano il 36%, circa 986 attività commerciali. Il saldo di attività commerciali al 31 marzo 2015 è in controtendenza rispetto al dato generale facendo registrare un saldo di appena 12 nuove imprese. «Non bisogna essere troppo lieti di questo dato per una ragione molto semplice- ha spiegato ancora il direttore di Confcommercio - capita che le attività commerciali rimangano aperte anche solo per pochi giorni. Questo è il caso dei temporary shop che sono una vera e propria mazzata per il commercio: hanno prezzi che a volte svantaggiano gli altri commercianti, oltre a rappresentare dati ballerini rispetto al monitoraggio delle tendenze statistiche». A tutto questo bisogna aggiungere un dato ulteriore: chi perde il lavoro è spesso costretto a reimpiegarsi e lo fa buttandosi nel commercio perché è la cosa più semplice, più immediata e burocraticamente più agevole perché- ha confermato Lazzarini- «basta una segnalazione certificata di inizio attività e si entra subito sul mercato. A chi vuole fare commercio suggerisco di buttarsi su prodotti di nicchia magari facendo prima una riflessione dopo aver visitato fiere internazionali».

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